Meteo impazzito in Argentina, con inondazioni, temperature che hanno superato anche i 35 gradi in Patagonia e violente grandinate sulle città. Così l’estate australe si avvia verso la conclusione, aprendo le porte ai mesi che precedono le presidenziali del 27 ottobre. Forse le più attese, almeno dai mercati che hanno davanti due scenari: la conferma di politiche di apertura o un ritorno a una impostazione più o meno contraria.

Mauricio Macri, al momento, è l’unico candidato certo. Le richieste di primarie avanzate dagli alleati dell’Unión civica radical sembrano un fuoco di paglia. Il mandatario uscente, del resto, non ha rivali interni in grado di superarlo in eventuali consultazioni di base.

argentina macri elezioni cristina


Al contrario, le vie del peronismo sono due: si candida Cristina Fernández e i moderati confermano la loro distanza puntando su un altro nome (Sergio Massa o Roberto Lavagna, ma decidono le primarie); oppure, Cfk fa un passo indietro e le due parti trovano una intesa su un nome terzo.


Ciò che è certo è che Macri ha già dato alla sua ‘pre-campagna’ una evidente ‘format’: finché può, cerca di evadere dal tema principale, l’economia in disastro. In estrema sintesi: il peso è ancora a livelli di allerta sul dollaro Usa, l’Argentina sarà in recessione per tutto il 2019 (dice il Fondo monetario internazionale), il controllo dell’inflazione non è certo.

E proprio il potere d’acquisto sarà il termometro per misurare l’umore degli argentini verso il candidato di Cambiemos. Tant’è che gli ultimi dati dell’istituto nazionale di statistica confermano che anche gli acquisti presso i supermecati sono in caduta (-8,7 per cento a dicembre 2018, tra i mesi tradizionalmente più solidi per il commercio).

Macri sta giocando maggiormente la carta della sicurezza, altro grande tema presso l’opinione pubblica. Al punto che il ‘severo’ ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, è dato come probabile candidata alla vicepresidenza, proprio come segnale di un percorso che non si intende abbandonare a metà, ma soprattutto per proporre all’elettorato il nome di chi, almeno, contro il crimine ci ha provato.

elezioni argentina 2019


Sull’altro versante, molto dipenderà da come si evolveranno le pendenze giudiziarie di Cristina Fernández che potrebbero protrarsi per diversi mesi, anche oltre la scadenza elettorale. Molti ‘big’ del suo governo sono nelle stesse condizioni. Qualcuno, ministri e vicepresidente compresi, addirittura agli arresti. Stando così le cose, si può cominciare ad avanzare qualche, seppure azzardata, previsione.

Per Macri la migliore opportunità sarebbe quella di arrivare al ballottaggio contro Cristina. In questo caso, sono d’accordo quasi tutti gli istituti demoscopici, l’italo-argentino avrebbe la meglio sulla senatrice. Il duello lo vincerebbe Macri. Ma il peronismo avrebbe una chance, indicata da Poliarquía, che si occupa di consulenza strategica.


Se Cristina non si presenta o si presenta ma al primo turno arriva terza e il resto del peronismo secondo, Macri cessa di essere il favorito. In questo caso, gran parte degli elettori kirchneristi preferirebbero il male minore, cioè un peronismo più ‘morbido’ a colui che considerano il regista dei guai giudiziari della ex ‘presidenta’.

Sullo sfondo dell’analisi c’è il mix tra legge elettorale e sondaggi sulla popolarità. Vince al primo turno il candidato che raccoglie il 45 per cento oppure il 40 con un distacco di almeno dieci punti dal secondo. Ma gli indici di popolarità sia di Macri che di Cristina non lasciano pensare a una ‘fortuna’ del genere. Strano pensarlo, ma il destino di Macri dipende da Cristina.

TI POTREBBERO INTERESSARE