Chi governa alle prese con difficili congiunture economiche, si sa, ha più difficoltà nell’imminenza di una tornata elettorale. Questo è lo scenario perfetto di una Argentina che, altrettanto noto, affronta una tormenta economico-finanziaria. Aggravata, agli occhi dell’opinione pubblica, dalla richiesta di aiuto al Fondo monetario internazionale, fumo negli occhi di un popolo stanco di scossoni entrati nella ciclicità della storia nazionale.

Scenario altrettanto adatto a misurare le intenzioni di voto. L’Argentina è ancora polarizzata, divisa tra pro e contro Mauricio Macri e pro e contro Cristina? La gestione dell’attuale presidente ha cambiato qualcosa rispetto all’ultimo voto presidenziale del 2015?

mauricio macri


Un sondaggio di Synopsis, il cui risultato è stato reso noto mercoledì 10 ottobre, sembra rispondere in modo affermativo, forse con una, almeno parziale, sorpresa a favore della ex presidente peronista che dovrebbe preoccupare lo staff della Casa Rosada. Con un dichiarato margine di errore del +/- 2,7 per cento, 1.358 elettori scelti tra la città di Buenos Aires, il Conurbano e altre principali province forniscono, a parere dei sondaggisti, un quadro piuttosto chiaro della attuale situazione politica.

Il primo dato è che Mauricio Macri perde popolarità di 3,8 punti. Causa: l’economia. Nel dettaglio preoccupano l’inflazione ormai al 40 per cento e la disoccupazione che aumenta (le ultime stime del Fmi confermano una tendenza meno ottimista di quella manifestata dall’esecutivo).

Preoccupazioni che superano quella relativa alla corruzione. E questo è importante da un punto di vista elettorale giacché gli scandali su una ‘gestione disinvolta’ stanno interessando, e fortemente, Cristina Fernández e il suo mondo politico. Così, la percezione negativa del paese a ottobre è salita al 73,1 per cento, mentre quella relativa alla propria condizione personale è al 69,2 per cento. Di qui alle intenzioni di voto.

mauricio macri


Alla domanda “voteresti Cambiemos (la forza politica di Macri, ndr.) o un’altra forza politica” solo il 32,9 per cento continua a dare fiducia a Macri, dando il 52,7 per cento a una alternativa al partito del presidente. Gli indecisi scendono dal 15,5 al 14,4.

Nel dettaglio “quale partito voteresti?”, le prime sorprese. Perché sia Cambiemos che il kirchnerismo ottengono il favore del 32,9 per cento. Un pareggio che mostra nel modo migliore la ‘parte politica’ del paese. Terzo classificato è il cosiddetto peronismo federale, cioè quello che ha prese le distanza dalla Kirchner e cerca un suo candidato. 11,1 per cento sono gli indecisi, contro un 6,3 che vorrebbe affidarsi a una forza progressista moderata.

Infine le ipotesi di ballottaggio. Tra Macri e Cristina, il 52 per cento voterebbe per il primo mentre il 48 vorrebbe il ritorno della seconda. Tre mesi prima, a luglio, Macri avrebbe sconfitto l’avversaria con un 52,3 per cento contro il 47,7. La distanza tra i due, dunque, è pressoché identica. Maggiori chance sembra avere quella che molti considerano l’erede naturale di Macri, la giovane María Eugenia Vidal, presidente della provincia di Buenos Aires. Oggi sconfiggerebbe Cristina: 54,1 per cento contro il 45,9. Ma anche qui, la distanza si è ridotta perché a luglio Vidal staccava la Kirchner di oltre 15 punti.

Tutto fa pensare che la ricandidatura di Mauricio Macri o la ‘abdicazione’ a favore della 45enne Vidal dipenderà dai risultati che la sua amministrazione riuscirà a raggiungere sul piano economico. Sul versante opposto, l’incognita è quella giudiziaria: più Cristina Fernández e la sua famiglia risulteranno coinvolti, meno risulterà credibile. Anche se, va detto, gode ancora di un apparato politico e civico consistente e bene organizzato. E l’ipotesi di un passo indietro a vantaggio di una figura più o meno nuova sembra poco realizzabile, come il laboratorio Daniel Scioli ha dimostrato nel 2015.

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