Il Mercosur compie trent’anni sotto la presidenza di turno dell’Argentina, dallo scorso dicembre. Una ricorrenza che ha visto i capi di Stato dei paesi membri riuniti informa virtuale. E che non ha risparmiato un confronto, a tratti duro, tra il presidente argentino, Alberto Fernández, e l’omologo uruguaiano, Luis Lacalle Pou.

mercosur anniversario 30 anni riforme commercio presidenza argentina

Un’agenda difficile, quella del Mercosur, che si scontra con la cronica differenza di vedute e organizzazione del blocco regionale sudamericano, conseguenza soprattutto delle differenze politiche trai vari governi. Con in testa Brasile e Uruguay a chiedere maggiore libertà di movimento dei singoli Stati. Quindi meno integrazione.

Maggiore integrazione, però, è ciò che chiede Buenos Aires, al fine di dare al Mercosur più peso nello scenario globale. Il governo argentino ha difatti ribadito la sua contrarietà alla revisione delle tariffe esterne comuni che chiedono Brasile, Uruguay e Paraguay. Per l’Argentina, invece, “non è lo strumento migliore”.


Il presidente Fernández ha argomentato sul piano della difesa delle economie nazionali, avanzando una proposta al fine di preservare l’equilibrio tra i settori agroindustriali e industriali, tenere conto dei negoziati del Mercosur, valutare i giusti tempi di attuazione “per non erodere le nostre strutture produttive”.

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Proprio sul ruolo del Mercosur si è assistito a uno scontro tra i presidenti di Argentina e Uruguay. Se Jair Bolsonaro ha chiesto “risultati e velocità”, Lacalle Pou ha parlato espressamente di Mercosur come ostacolo agli interessi della Repubblica orientale.

“Non siamo disposti a un Mercosur che sia una camicia di forza perché l’Uruguay ha bisogno di avanzare nel consesso internazionale”. Sin dal suo insediamento l’idea del leader uruguaiano è quella di muoversi con accordi commerciali bilaterali con i principali player globali.

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Di qui la replica di Fernández: “Mi piacerebbe conservare espressioni a favore della ricerca di meccanismi di consenso. Se ci siamo trasformati in una zavorra mi dispiace, la verità è che non vogliamo essere un peso per nessuno”.

“Inoltre, una zavorra è qualcosa che si butta dalla nave se pesa molto, per cui propongo di farla finita con queste idee che aiutano così poco. Non vogliamo essere la zavorra di nessuno, se siamo una zavorra che prendano un’altra nave”, ha concluso il leader della Casa Rosada.

Il leader di Montevideo conferma la linea elaborata dal suo governo informando che l’Uruguay avanzerà proposte sulla flessibilizzazione.

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