Sia papa Francesco a mediare tra il regime del Venezuela di Nicolás Maduro e l’opposizione legata al presidente ad interim, Juan Guaidó, peraltro sempre più forte del sostegno internazionale. È la proposta che arriva da alcuni ambasciatori a riposo della repubblica Argentina, che formano un gruppo di pensiero denominato ‘Reflexión’. Tra loro Victorio Taccetti, ex ambasciatore in Italia dal 2004 al 2008 prima di assumere l’incarico di viceministro argentino agli Esteri.

Il gruppo di ex diplomatici usano come precedente, seppure diverso nella sua essenza di crisi dipomatica, l’operato di papa Giovanni Paolo II relativamente alla controversia tra Argentina e Cile sul Canale di Beagle. A suggerire Bergoglio come incaricato di cercare una sintesi pacifica tra le due parti venezuelane, anche l’ex viceministro agli Esteri, Juan Carlos Olima, e Federico Mirré, che è stato a capo della missione diplomatica nel Regno Unito. E, ancora, José Gutiérrez Maxwell e Hernán Patiño Mayer.

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A leggerlo sullo sfondo delle attuali mosse di politica estera argentina, il pensiero di questi ex diplomatici sembra una via di mezzo tra la decisione del governo Macri e chi, al contrario, afferma che Buenos Aires non debba intervenire in nessun modo nella crisi in Venezuela. Gli ambasciatori criticano che l’Argentina abbia seguito i paesi che si sono immediatamente allineati agli Stati Uniti nel riconoscere Guaidó.


Ritengono invece “giusta” la posizione di Messico e Uruguay di non riconoscere il ruolo del leader oppositore venezuelano ma chiedono comunque a Maduro di attivare il dialogo usando “tutti i mezzi pacifici a disposizione permettendo di salvaguardare la supremazia della legge, la democrazia e il totale rispetto della sovranità politica”. Non ne fanno ovviamente una questione ideologica, ma di tradizione dei politica estera argentina.

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Nel loro documento, gli ex ambasciatori rigettano la scelta di contiguità a Donald Trump che, al pari del suo vice, non ha escluso l’uso della forza nella ricerca di una soluzione alla confusione in Venezuela, alimentando ulteriori tensioni con Russia e Cina.

“Il nostro paese ha onorate tradizioni diplomatiche che includono le dottrine Drago, Calvo e Estrada, tutte orientate alla non ingerenza e all’autodeterminazione”. Principi, aggiungono, “violati dal governo statunitense e dei paesi del Gruppo di Lima”.

Per questo invitano il governo di Maduro e il popolo venezuelano ad aprire una fase di dialogo che possa innanzitutto frenare la violenza, garantire il rispetto dei diritti umani e scongiurare così un non molto improbabile scenario di guerra civile. Di qui l’invito al regime di Caracas di assumersi le sue responsabilità, proponendo – su impulso venezuelano – di chiedere a papa Francesco di esercitare un ruolo di mediazione.

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