A poco più di nove mesi dalle presidenziali in Argentina gli scenari sono tutti aperti. Sul fronte della attuale maggioranza si insiste sulla ricandidatura di Mauricio Macri che, però, potrebbe presentarsi con una formula diversa da quella del 2015. Resterebbe fuori l’attuale vicepresidente Gabriela Michetti a vantaggio del ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, o della collega Carolina Stanley.

Meno certe sono le vicende interne al kirchnerismo: l’unico nome all’altezza di una competizione con il presidente uscente è quello di Cristina Fernández che, tuttavia, non è esente da critiche di chi pretende un rinnovamento e ritiene rischioso affidarsi a un nome gravato da non irrilevanti vicende giudiziarie.

In Argentina i sondaggi elettorali degli ultimi mesi presentano un paese polarizzato, diviso tra le due principali proposte politiche. Nel mezzo, però, qualcosa continua a muoversi. È degli ultimi momenti il ‘traffico’ di notizie su un possibile, ma non ancora probabile, candidato alla presidenza espressione proprio di quella terra politica che cerca di spiegare che una via diversa è possibile.


Si tratta di Roberto Lavagna che, nonostante la non altissima popolarità, sarebbe, secondo alcune indagini, l’unico che potrebbe spuntarla su Macri. Non è avvantaggiato dal dato anagrafico: assumerebbe alla soglia dei 79 anni, troppi in un paese che cerca di ostentare ‘freschezza’. Ma ha un profilo professionale e politico completo, frutto anche di incarichi esercitati in momenti non semplici dal punto di vista politico ed economico.

Molto conosciuto in Italia e in Europa, economista, politico, accademico, è stato anche ambasciatore presso l’Unione europea e l’Organizzazione mondiale del commercio. Mnistro dell’Economia con Eduardo Duhalde (era il 2002, anno della tormenta) e poi con Néstor Kirchner, nel 2007 si propose come candidato presidente raccogliendo, come terzo, il 17 per cento dei consensi. Nei comizi del 2015 era stato indicato sempre come responsabile dell’Economia in caso di vittoria di Sergio Massa per il Frente Renovador.

roberto lavagna elezioni presidenziali argentina 2019

Figlio di un tipografo di origini italiane, Roberto Lavagna è definibile peronista di formazione liberale. Oggi si direbbe peronista moderato, distante dall’impostazione statalista e spesso anti-mercato del peronismo kirchnerista.

Finora sono già due i governatori di provincia che dichiarano di apprezzare un suo eventuale ritorno alla politica attiva. “È una figura di consenso e prestigiosa”, dice il presidente della provincia di Santa Fe. Nei fatti sembra essere così: vinte le elezioni, anche Macri gli ha proposto quell’incarico, che Lavagna ha rifiutato. In più, raccoglierebbe il consenso dei radicali con i quali, peraltro, ha avuto esperienza di governo nel governo di Raúl Alfonsín.

Quello che emerge dalla discussione ‘al centro’ è di “rompere la polarizzazione nella quale si vedono costretti milioni di argentini” con un progetto politico che “includa chi ne resta fuori” per un disegno politico-economico diverso, con una diversa idea per il rilancio del paese.

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