Una proposta che non poteva non innescare polemiche, tra favorevoli e contrari. In Argentina la sicurezza è sempre un tema all’ordine del giorno, tra le principali preoccupazioni della popolazione, in modo particolare dentro le grandi città e nelle loro periferie. E Patricia Bullrich, ministro della Sicurezza, continua a suggerire la linea della fermezza. Una condotta che – per inciso – l’ha portata a essere possibile candidata alla vicepresidenza in tandem con Macri.

Bullrich ritiene che il registro del Dna sarebbe uno strumento chiave per la lotta al crimine e per dare maggiore certezza alla giustizia, in sede di accertamento dei reati. Dopo la creazione del database dei dati genetici degli stupratori, propone di allargare il campo. L’idea non è quella di creare un registro con i Dna dei condannati, ma di avere a disposizione uno ‘schedario’ di tutto il paese.

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“Pensiamo di dover arrivare al Dna di tutti, è la sfida digitale del Ventunesimo secolo”, dichiara il ministor argentino. Primo passo di questa politica sarà la schedatura del Dna di tutti i soggetti coinvolti in delitti dolosi. Un progetto che già ha il sostegno del presidente Macri.


Bullrich sottolinea che il riconoscimento attraverso il Dna dà più garanzie rispetto a quello tradizionale delle impronte digitali, dalle quali spesso, per esempio, non è agevole ricostruire l’appartenenza di un soggetto a una famiglia. Il sistema da utilizzare sarebbe il Codis (Combined Dna Index System) sviluppato dalla Fbi.

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