Chiusa la nomina dei ministeri, la larga maggioranza che sostiene il governo di Mario Draghi è alla ricerca dell’equilibrio tra le varie forze politiche nella nomina dei sottosegretari di Stato. Una partita difficile, a maggior ragione all’interno di un ‘patto’ così largo. Le indiscrezioni offrono gli incastri più diversi, tra nomi del Conte I e II che non sarebbero in odore di conferma. Nessuna certezza, ma forse qualche indizio, o almeno auspicio, sull’uscente sottosegretario agli Esteri, Ricardo Merlo.

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Il ‘metodo Draghi’, secondo i principali osservatori, vorrebbe una ripartizione per assicurare 12 o 13 sottosegretari al Movimento 5 stelle, il gruppo più numeroso in parlamento nonostante i dissidenti contrari al sostegno all’ex presidente della Banca centrale europea. Sette ciascuno andrebbero a Pd, Lega e Forza Italia e due a Italia viva. Tre o forse quattro sarebbero da dividere tra Centro democratico, +Europa, Azione, Udc, Maie e Autonomie.

Il Maie di Ricardo Merlo è stato uno dei grandi animatori nel tentativo di ridare un assetto al governo di Giuseppe Conte dopo la crisi aperta da Matteo Renzi, allargando la famiglia del movimento nato per dare una ulteriore voce agli italiani all’estero. A leggere i principali quotidiani, però, il nome del senatore italo-argentino non sarebbe tra i viceministri e sottosegretari ad affiancare il confermato ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio.


Appare certa l’uscita di Manlio Di Stefano e Emanuela Del Re, entrambi pentastellati. L’altra viceministro degli Esteri, Marina Sereni, è invece una richiesta del Pd a maggior ragione dopo la promessa del Nazareno di compensare la non presenza femminile nella delegazione Dem al governo.

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(Foto: Maeci)

A un ufficio alla Farnesina punta anche la compagine renziana, con Maria Elena Boschi. Ma anche Forza Italia, che nel ‘giro’ dei sottosegretari gradirebbe la nomina di Valentino Valentini, a lungo consigliere di Silvio Berlusconi nei rapporti con l’estero. Tutti nomi che potrebbero apparire ‘carenti’ su uno dei grandi temi della politica estera italiana: i connazionali all’estero, anche come risorsa. Che la soluzione giusta sia la continuità?

È quello che sembra leggersi nella parole di Michele Schiavone, segretario generale del Cgie, il consiglio generale degli italiani all’estero, un ‘parlamentino’ dei delegati dei cinque continenti.

Citato dal portale Italia chiama Italia, fondato da Ricky Filosa, che di Merlo sottosegretario è stato portavoce, Schiavone auspica che “l’esperienza aperta con Merlo – che ha rappresentato uno spartiacque per le politiche degli italiani all’estero – continui a contraddistinguere l’azione di governo”. Ricardo Merlo, alla Farnesina con i due esecutivi guidati da Conte, è stato il primo parlamentare eletto all’estero a entrare nella squadra di governo.

Il numero uno del Cgie, inoltre, avanza a Draghi la sua idea e cioè che la delega agli italiani nel mondo venga affidata a un viceministro. “Al presidente Mario Draghi diciamo che l’esperienza governativa per le politiche degli italiani all’estero affidate a uno dei nostri rappresentanti è una scelta più che dovuta, una scelta obbligata perché la sensibilità e l’interpretazione dei nostri bisogni è percepita meglio da chi li vive”.

Aggiungendo che “sarebbe forse giunto il momento che questa responsabilità sia affidata a un viceministro e non a un sottosegretario. Sarebbe un segnale di attenzione alle nostre comunità all’estero”.

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