L’autoproclamazione di Juan Guaidó a presidente ad interim del Venezuela, supportata da una grande e innegabile mobilitazione popolare, irrompe nella politica argentina. Primo effetto: nuovo carburante (ideologico) per la polarizzazione dello scenario politico nazionale, già a livelli esasperati.

Se, difatti, da esponenti della maggioranza macrista sono arrivati messaggi di appoggio a Guaidó (e alla linea di politica estera di Mauricio Macri), l’opposizione kirchnerista invoca la difesa del regime di Nicolás Maduro parlando apertamente di “tentativo di colpo di Stato”. Nel mezzo, il peronismo moderato – un esempio su tutti, Sergio Massa – non nasconde il suo favore verso il 35enne venezuelano.

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E mentre sulle strade del Venezuela si contano morti (sedici o forse più) e oltre duecento arresti, in quelle di Buenos Aires si manifesta pro e contro l’erede di Hugo Chávez, rispondendo alla propria appartenenza politica.


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Nei fatti, Macri ha riconosciuto la presidenza ‘provvisoria’ di Guaidó ma non ha rotto le relazioni diplomatiche con Maduro. Le voci dai corridoi della Casa Rosada vogliono che siano stati il segretario agli Esteri, Jorge Faurie, e il responsabile degli Affari strategici, Fulvio Pompeo, a suggerire al presidente la linea più soft. Più che di prudenza, di calcolo.

Nota è l’ambizione di Donald Trump sul Latinoamerica, a cominciare dal Venezuela, e su questo trova in Macri e Bolsonaro due alleati certi. L’idea argentina è quella di insistere, con tutti i mezzi possibili, affinché il fronte militare venezuelano si rompa e accetti l’avvio di una fase di transizione guidata da Guaidó che, ormai, ha il sostegno di quasi tutto il continente americano.

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Macri e Bolsonaro possono giocare la stessa partita di Trump, ma in modo alternativo al fine di bilanciare le sua ambizioni. Nel senso che Argentina e Brasile – o meglio, Brasile e Argentina – possano esercitare meglio le funzioni di leader regionali, d’intesa con gli altri capi di Stato sudamericani. Che, è posizione nota, vogliono evitare che la soluzione passi attraverso un golpe contro Maduro manu militari (Usa). Appartiene ad altre epoche e, inoltre, darebbe argomenti alle forze politiche che si oppongono ai nuovi governi di destra.



Quel che è certo è che sembra essersi aperto definitivamente un percorso, la questione Venezuela è ormai nell’agenda regionale e mondiale. E la ‘linea sudamericana’ appare la più condivisibile, tra diplomazie nazionali e organismi regionali, per quel po’ che incidono.


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