La discussione sulla legge per legalizzare l’interruzione volontaria della gravidanza infuria da ormai due mesi. Nella seconda metà di giugno è arrivata la sofferta approvazione della Camera dei deputati, ma il voto decisivo si terrà mercoledì 8 agosto al Senato. Si preannuncia un durissimo testa a testa tra il fronte del no, che ha da poco aggiunto alle proprie fila il senatore della provincia de La Pampa Juan Carlos Marino, arrivando così a 34 voti, e quello del sì, che può contare su 33 pareri favorevoli. In caso di parità potrebbe unirsi allo schieramento dei contrari la presidente del Senato, Gabriela Michetti, che ha più volte dichiarato di essere contraria. In questo modo i sostenitori del “no” arriverebbero a 35. Tuttavia, i calcoli realizzati non possono essere ritenuti del tutto attendibili, anche in considerazione del fatto che la vittoria alla Camera è stata strappata grazie a un cambio di fronte dell’ultimo momento di alcuni deputati.

In Argentina, paese prevalentemente cattolico, l’aborto praticato fuori dai limiti consentiti dalla legge è penalmente sanzionato fino a quattro anni di reclusione. La severità della pena, però, non sembra essere un deterrente efficace per chi desidera la procedura. Si stima che ogni anno siano circa mezzo milione (il 40 per cento delle gravidanze) le donne argentine che si sottopongono all’intervento. La proposta di legge per legalizzare l’interruzione della gravidanza è venuta dal governo che si è detto preoccupato dall’insorgenza di complicanze in numerosissime pazienti che si sono rivolte ad “abortisti” illegali e non certificati.

Nel loro articolo ‘Sexual Politics and Religious Actors in Argentina’ Mario Pecheni, Daniel Jones, e Lucia Ariza, esperti di politiche sessuali argentine, hanno dichiarato che la Chiesa cattolica e i suoi sostenitori si sono opposti strenuamente a qualsiasi misura volta ad aumentare le libertà personali nell’ambito della sessualità e della riproduzione. Un sondaggio condotto sulla popolazione rivela che questa non sostiene affatto la politica del Vaticano: il 53 per cento degli argentini sostengono la legalizzazione dell’aborto e il 63 per cento ritiene che la Chiesa di Roma debba restare al di fuori del dibattito.



La Chiesa è senza dubbio una forza positiva nella società. Tuttavia, secondo l’orientamento prevalente nella società albiceleste, quando la sua opera va contro ai desideri di una nazione dovrebbe fermarsi e ascoltare le parole del deputato Daniel Lipovetzky: “Nessuno legifera a favore della morte, qui si tratta di salvare migliaia di vite”. Ha anche aggiunto che la votazione è “un’opportunità storica per affermare che non ci deve essere più una sola morte per un aborto clandestino”. Ma l’ultima parola spetta alla Camera superiore dove, al di là del risultato, ci sarà un voto che lascerà tracce nella storia moderna del paese.

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