Anche l’ultimo bollettino del ministero della Salute indica che il momento è delicato, che l’Argentina è nel ritmo preoccupante della seconda ondata di coronavirus. Sono stati 25.157 i nuovi casi nelle 24 ore e 368 i decessi, aggiornando il totale da inizio pandemia rispettivamente a 2.604.157 e 58.542. Le misure decise dal 9 aprile non sono sufficienti secondo il governo nazionale, che ne ha deciso il rafforzamento.

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Nuove restrizioni, dunque, annunciate dal presidente, Alberto Fernández, ma che vanno a interessare l’area metropolitana di Buenos Aires, che comprende il territorio autonomo della capitale e i municipi dell’hinterland che ricadono sotto la competenza della provincia. Dall’inizio dell’epidemia è la parte più colpita del paese, non risparmiata neanche da questa nuova ondata.

Il decreto autorizza i governatori delle varie province a adottare misure dello stesso tenore qualora la situazione sanitaria dovesse toccare livelli di preoccupazione. “Spero che governatori e sindaci comprendano che devono accompagnare il governo in questo momento difficile”, ha detto Fernández.


Si amplia il coprifuoco già ordinato la scorsa settimana: il divieto di circolazione è dalle 20 alle 6 del mattino. Disposta, inoltre, la chiusura degli esercizi commerciali dalle 19 e di tutte le attività ricreative. Si torna alla didattica a distanza per tutte le scuole, università comprese.

Misure che si aggiungono a quelle già decise, come le limitazioni all’uso del trasporto pubblico e il divieto di riunioni anche in luoghi privati. Così, salvo proroghe, fino al 30 aprile con l’aumento di controlli da parte delle autorità federali di polizia. E dalle strutture sanitarie si aggiungono ulteriori elementi di timore: a livello nazionale le unità di terapia intensiva sono occupate al 62,7 per cento, indice che sale al 71,4 per cento nelle strutture dell’area metropolitana di Buenos Aires.

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