Un paese caratterizzato da immigrazione di massa nel corso del Diciannovesimo e Ventesimo secolo non poteva non avere una giornata dedicata a tutti coloro che, da Europa, Medioriente e Asia, hanno contribuito a storia, cultura, economia dell’Argentina. È il 4 settembre il Día del inmigrante, giornata stabilita con un decreto del 1949, sotto la presidenza di Juan Domingo Perón.

argentina dia del inmigrante 4 settembre
Disegno realizzato dagli alunni del Colegio Secundario (ex UE 21) di Guatrache (La Pampa)

La data del 4 settembre ricorda la decisione del Primer Triunvirato, primo embrionale potere esecutivo dell’Argentina, che, nel 1812, garantì ufficialmente “immediata protezione agli individui di tutte le nazioni e alle loro famiglie che desiderino vivere in Argentina”. A condizione, veniva chiarito, di non turbare la società e rispettare le leggi del paese. Era, di fatto, il primo riconoscimento di un fenomeno, quello dell’immigrazione, che avrebbe poi cambiato per sempre l’Argentina.

L’Argentina già allora ha regolato i flussi migratori in entrata, istituendo una commissione per una migliore gestione degli arrivi e ripartizione degli immigrati nel vasto territorio nazionale. Funzionò per diversi anni, fino al suo scioglimento disposto da Juan Manuel de Rosas.


È dal 1853 che anche la Costituzione argentina rende onore ai ‘nuovi cittadini’, estendendo garanzie e fini della Carta fondamentale anche “para todos los hombres del mundo que quieran habitar en el suelo argentino”, letteralmente, a tutti le persone del mondo che vogliano vivere sul suolo argentino.

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Anche l’articolo 25 della Costituzione recita che “il governo federale incentiva l’immigrazione europea e non può limitare né gravare con alcun tributo l’ingresso nel territorio argentino degli stranieri che abbiano come obiettivo il lavoro della terra, lo sviluppo industriale, portare e insegnare scienze e arti.

Nonostante le cicliche turbolenze economiche, l’Argentina continua a essere un paese di immigrazione. Se, ormai da decenni, i flussi dal Vecchio continente sono solo un ricordo, c’è una certa mobilità da altri paesi della regione, in modo particolare Bolivia, Paraguay e Colombia. A questi, con numeri imponenti, si è ultimamente aggiunto il Venezuela per le note vicende politico-economiche del paese caraibico.

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