I mapuche, popolazione autoctona della Patagonia, stanno per portare in tribunale alcune tra le più grandi multinazionali petrolifere. Secondo Greenpeace l’accusa sarebbe di “disastro ambientale”. Nel mirino dei mapuche sono finiti il gigante americano Exxon, la francese Total e l’argentina Pan American (che però è in parte controllata da British Petroleum).

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Sono menzionate anche le compagnie petrolifere argentine Ypf Sa e Pampa Energia, le authority locali della provincia di Neuquén e la Treater, una società locale che si occupa dello smaltimento dei rifiuti speciali risultanti dal “fracking”.

Le accuse mosse dalla Confederazione dei mapuche del Neuquén fanno riferimento allo smaltimento illegale e alla cattiva gestione dei materiali tossici nella zona della cittadina di Anelo, 1.200 Km a sud di Buenos Aires. Sono anni che i mapuche cercano di far sentire la loro voce e Greenpeace, dopo aver condotto indagini proprie, ha pubblicato un rapporto secondo il quale Total e il gruppo Shell (non menzionato nella causa) sono accusati di aver scaricato “rifiuti altamente tossici provenienti dalla lavorazione del petrolio”.


(Foto Greenpeace Argentina)

Stando al rapporto, gli scarti prodotti dal fracking verrebbero smaltiti illegalmente in discariche abusive, la cui presenza è catastrofica sia per l’ambiente che per le persone. I rifiuti tossici provengono dallo sfruttamento dell’area di Vaca Muerta, uno dei maggiori giacimenti di shale-oil e shale-gas del mondo.

Greenpeace ha dichiarato di aver prelevato dei campioni dai rifiuti depositati nelle discariche illegali a partire dallo scorso maggio. I volontari avrebbero inoltre seguito i camion che trasportano i materiali tossici fino ai siti incriminati (a soli 3 chilometri da Anelo). I mezzi intercettati sono stati collegati a Total e a Shell. Sebbene Shell non sia stata citata nella causa legale, nel 2017 ha siglato un accordo con Ypf per sviluppare le risorse petrolifere nei giacimenti della Vaca Muerta.

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