Il condor andino è a rischio di estinzione. È l’allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste argentine, che mettono sotto accusa l’uso incontrollato di prodotti agrochimici nei campi sterminati delle pianure del paese, dove si coltivano principalmente soia, mais e grano. Solo negli ultimi giorni, sono 23 i condor delle Ande (Vultur gryphus) trovati morti: tredici nella provincia di Neuquén e altri dieci nella provincia di Santa Cruz. In diciotto mesi, sono novanta gli esemplari ritrovati senza vita nella sola Argentina. L’ultimo caso numericamente consistente risale al gennaio 2018 quando, a Malargüe, nella provincia di Mendoza, sono stati ritrovati 34 condor e un puma senza vita.

Dalla Pampa Umida, l’uso dei pesticidi sta ormai interessando anche le terre più aride a ridosso delle Ande costituendo una trappola mortale per diversi animali, condor in testa. Che, però, devono fare i conti anche con esche tossiche utilizzate dagli allevatori per proteggere le loro mandrie.


Numeri alla mano, parlare di rischio estinzione non è esagerato. In tutto il Sudamerica, stando alle stime degli addetti ai lavori e delle organizzazioni di difesa dei territori, gli esemplari di condor sono all’incirca 6.700, distribuiti tra il Venezuela e la Terra del Fuoco. Ad aggravare ulteriormente la situazione è l’età adulta degli esemplari morti, aspetto che spesso condanna a morte anche i loro cuccioli. Un condor può vivere fino a settant’anni e depone uno o due uova ogni due anni e i nuovi nati arrivano a età fertile attorno ai nove-dieci anni di età. Per riparare il danno delle ultime morti, occorrono – secondo gli esperti della Fundación Bioandina – centocinquant’anni.

Con i suoi quasi quindici chili e un’apertura alare che può raggiungere i tre metri, i condor sono anche una attrazione turistica consolidata nei decenni. Talvolta scende al livello del mare, ma il regno del condor sono le alture dove nidifica tra i tremila e i cinquemila metri di altitudine. Per il subcontinente, Argentina inclusa, è una presenza imprescindibile. Che ora, però, è a rischio.


Accertamenti sono in corso da parte del Servizio nazionale di sanità e qualità agroalimentare. Recentemente il Senasa ha vietato l’uso del carbofuran, un potente pesticida precedentemente autorizzato. Il provvedimento era arrivato a seguito della morte di una dodicenne che aveva ingerito un frutto nel quale era stata iniettata la sostanza come trappola per gli uccelli che ‘minacciavano’ il raccolto.

L’uso di trappole tossiche è comune tra gli allevatori per difendere le mandrie, per esempio, da puma e volpi. Di solito avvelenano i resti degli animali che i predatori lasciano appartati per cibarsene successivamente e al loro ritorno quelle carcasse sono letali. Il rischio corso dai condor è il medesimo, essendo specie carognera che, anzi, svolgono un ruolo di pulizia e prevenzione da malattie nella catena trofica.

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