Uno sciopero dei docenti universitari paralizzerà gli atenei argentini per una settimana. È stata indetta l’interruzione delle attività didattiche e di ricerca a partire dal 30 agosto. A stabilire lo sciopero sono stati i sindacati di riferimento di docenti e ricercatori come forma di protesta contro l’aumento salariale del 15 per cento offerto a gennaio dal governo e relativo a tutto l’anno corrente. L’aumento dell’inflazione di 30 punti percentuali e la continua perdita di valore del peso rispetto al dollaro renderebbero, a detta dei sindacati, l’aumento di stipendio non adeguato al costo della vita. L’esecutivo, tuttavia, ha introdotto ulteriori aumenti salariali nelle ultime settimane, fino ad aumentare le buste paga di un altro 15 per cento. Questo non sarebbe, secondo i sindacati, ancora sufficiente: infatti, oltre a denunciare la perdita del potere d’acquisto dei docenti, la protesta vuole portare l’attenzione del pubblico sulla generale situazione di crisi in cui versa l’università. L’aumento che il corpo accademico vorrebbe ottenere per adeguare gli stipendi al costo della vita si aggira tra il 25 e il 30 per cento.

L’indice dei prezzi infatti ha registrato nel solo mese di luglio un rincaro del 3,1 per cento, mettendo in evidenza le grandi difficoltà che la squadra di Macri sta incontrando nella lotta all’inflazione. Le cifre riportate dall’ultimo rapporto Indec, l’Istituto nazionale di statistica, sono preoccupanti: risulta che l’aggregato dei primi sette mesi del 2018 sale al 19,6 per cento. Secondo l’Indec l’aumento dell’inflazione sarebbe dovuto al rincaro delle tariffe del trasporto pubblico (+5,1), della gestione della casa (+4,1) e di cibi e bevande (+4). Avrebbero contribuito in minor misura anche gli aumenti di prezzo nei settori della salute, educazione, forniture elettriche, idriche e di gas (rispettivamente +2,8, +1,8 e +1).

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