Per il sesto anno consecutivo, la capitale argentina ha dedicato una giornata intera alla sua principale ‘etnia’. Con Buenos Aires celebra Italia, domenica 28 ottobre, l’Avenida de Mayo – la strada dello storico Café Tortoni – ha indossato il tricolore, a memoria della grande immigrazione italiana del 19esimo e 20esimo secolo. Dalla mattina alle prime ore della sera, la partecipazione, come per le precedenti edizioni, è consistente, calcolata attorno alle ventimila persone che, tra convinzione di appartenenza e curiosità, hanno ricordato l’amicizia tra i due paesi.

L’evento ha coinvolto le tante associazioni italiane in Argentina, ognuna delle quali ha messo in mostra il meglio, tra cultura, gastronomia, musiche e folklore, compreso quello spesso dimenticato in patria. Tra cannoli, tranci di pizza e lasagne una multitudine di storie, ricordi e, almeno nei più anziani, la speranza che tutto questo non venga dimenticato, sacrificato sull’altare della modernità che ‘pressa’ la società con la sua rapida trasformazione. Tra i più giovani, invece, segnatamente tra quelli che vorrebbero raccogliere il testimone dai propri nonni, la convinzione che il vincolo tra Italia e Argentina possa vivere in modo diverso, al passo con i tempi.


Ciò che è certo è che il governo della città di Buenos Aires continua a omaggiare la comunità italiana attraverso l’organizzazione del festival annuale. E, forse, l’edizione 2018 di Buenos Aires celebra Italia ha un significato diverso, considerando il momento economicamente delicato che attraversa il paese. Lo stesso che dalla metà dell’Ottocento ha dato asilo a decine di migliaia di italiani in fuga dalla fame o in cerca di ‘avventura’, poi diventati milioni di oriundi col passare delle generazioni, come del resto conferma l’ultimo Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. In Argentina vive la più numerosa comunità italiana d’oltre confine, parte della quale soffre le ristrettezze imposte da uno Stato e da una economia nazionale in difficoltà. Perché, in fondo, non per tutti è stata ‘America’.

(foto di copertina: Clarín)

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