Una seconda ondata di coronavirus in Argentina? Secondo gli esperti “non c’è ragione che non accada quello che è già successo in Europa, come in Italia e in Francia”. È la previsione di Tommás Orduna, membro del comitato tecnico-scientifico che affianca il governo nella gestione della pandemia.

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Il coronavirus in Argentina ha superato la cifra dei 2,2 milioni di casi, risultando il dodicesimo paese al mondo e il terzo nella regione sudamericana dopo Brasile e Colombia. I morti per Covid sono finora 54.036. Il contagio nel paese è in una situazione pressoché stabile tra i seimila e settemila nuovi casi ogni 24 ore, mentre è ancora alto il dato dei decessi toccando anche i duecento.

Il quadro, aggiungono gli esperti, potrebbe verosimilmente cambiare, “complicandosi nei mesi di maggio e giugno” e la previsione di una seconda ondata di coroanvirus è “in autunno”. Come, del resto, accaduto nel Vecchio continente. La speranza è che si manifesti più tardi possibile, trovando una buona parte delle categorie a rischio già sottoposte alla vaccinazione.


Non è, tuttavia, una condizione scontata giacché anche l’Argentina comincia a fare i conti con forniture insufficienti, vicine all’esaurimento. Secondo i dati del ministero della Salute, aggiornati alla mattina del 17 marzo, sono 3.823.465 le dosi distribuite in tutto il paese con 2.668.103 dosi già inoculate.

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Ad avere ricevuto solo la prima dose sono 2.170.116 e solo 497.987 entrambe. Sollievo minimo quello che arriverà da Mosca nei prossimi giorni, con un carico di Sputnik V che potrebbe toccare le 500mila dosi. Tre milioni, invece, quelle di Sinopharm attese dalla Cina entro fine marzo.

In vista di una ripresa di vigore della pandemia, la principale preoccupazione è relativa alla diffusione delle varianti, a cominciare da quella brasiliana di Manaus. Timore che non nascondono le autorità della più popolosa provincia di Buenos Aires che, dall’arrivo del coronavirus in Argentina, è il distretto più colpito. Lì, nelle ultime tre settimane, c’è stato un lieve aumento dei casi: “Non è una situazione grave, ma è un’allerta”.

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