È ancora emergenza idrica e ambientale in Argentina per la secca eccezionale del fiume Paraná, il secondo più grande del Sudamerica, fenomeno record dal 1944. Nonostante un lieve recupero della portata in alcune città della provincia di Entre Ríos, gli esperti assicurano che si è ancora lontani da una prospettiva di livelli normali, una situazione che non migliorerà nei prossimi due mesi. Nel mese di luglio, il governo nazionale ha dichiarato lo stato di emergenza idrica e l’allarme, da diversi mesi, interessa anche il comparto energetico.

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La principale centrale idroelettrica del paese, Yacyretá, nelle province settentrionali di Corrientes e Misiones, ai confini con il Paraguay, presenta un calo di produzione di energia elettrica del 50 per cento proprio a causa del livello idrometrico eccezionalmente basso delle acque del fiume Paraná. Il flusso del Paraná, ha toccato record minimi giornalieri fino a 5.500 metri cubi al secondo quando il flusso medio storico per i mesi di giugno e luglio è di 14.200 metri cubi.

Di conseguenza, l’esecutivo nazionale fa sapere di non escludere il ricorso all’importazione di energia negli ultimi mesi dell’anno, con l’arrivo dell’estate australe. Gli impianti di Yacyretá hanno attualmente in funzione solo dodici delle venti turbine, con una produzione di circa 1.100 Megawatt, pari a un terzo della sua capacità tecnica installata di 3.200 Megawatt e circa un 50 per cento al di sotto del livello di generazione medio.


A tal riguardo, un dato su tutti è fornito dall’Indec, il locale istituto nazionale di statistica: fino allo scorso luglio le importazioni di energia fino a luglio hanno superato il valore di tre miliardi di dollari, con un aumento del 76 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020.

Allarme ambientale in Argentina: la secca del Paraná, primo fiume del paese. La peggiore dal 1944

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