Il 3 giugno è una di quelle date che sintetizzano maggiormente un pezzo fondamentale della storia italiana e della storia argentina. Che si sono ritrovate integrate, unite con un profondo senso di fratellanza e collaborazione. Dal 1996, il 3 giugno di ogni anno, si celebra el Día del inmigrante italiano. Ci ha pensato la legge nazionale n.ro 24.561 approvata il 20 settembre del 1995, per poi essere promulgata il successivo 12 ottobre.

La scelta del 3 di giugno non è casuale e riflette pienamente le origini del legame tra Italia e Argentina. È legata alla data di nascita di Manuel Belgrano (3 giugno 1770), uno dei padri della patria argentina e creatore della bandiera argentina. Belgrano era figlio di un commerciante della ligure Oneglia, arrivato in Argentina ben prima che esistessero entrambe le attuali nazioni.

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Il tricolore sull’obelisco di Buenos Aires (Foto buenosaires.gob.ar)

Inizialmente, però, in Argentina la celebrazione veniva abbinata a quella della nascita della Repubblica Italiana, il 2 giugno. Solo successivamente si decise si ‘sdoppiare’ le due giornate in due manifestazioni distinte. Come ricora Mario Basti su Tribuna Italiana, anche quando entrambe venivano celebrate, per esempio, una domenica, si faceva in mattinata un evento per rendere omaggio a Manuel Belgrano e all’immigrazione italiana in Argentina e nel pomeriggio si celebrava l’anniversario della Repubblica Italiana.


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Dal 1996, cioè da quando si è iniziata a celebrare il Día del inmigrante italiano, la Federazione delle associazioni cattoliche italiane in Argentina ha reso onore a Manuel Belgrano e a tutti gli immigrati italiani, con una cerimonia davanti al mausoleo dell’eroe italo-argentino (Ettore Ximenes, 1903), a Buenos Aires, nell’atrio della basilica di Nuestra Señora del Rosario.

Dal 2020 il Día del inmigrante italiano è legge anche nella città autonoma di Buenos Aires, il cui organo legislativo ha recentemente approvato la proposta del deputato Esteban Garrido. Come segnala il portale Italiani a Buenos Aires, un risultato raggiunto grazie all’impegno del Comites di Buenos Aires e del suo presidente, Dario Signorini.

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