A smentita dei suoi numerosi detrattori, dentro e fuori l’Argentina, non è un caso che Evita Perón, María Eva Duarte de Perón, sia un simbolo. Indiscusso. E non è neanche un caso che la sua tomba sia uno dei luoghi più visitati di Buenos Aires. Eva Perón, figura leggendaria, è quasi un sinonimo dell’Argentina, nonostante il suo perenne ricordo sia in parte divisivo. Il centenario della sua nascita (7 maggio del 1919 a Los Toldos, provincia di Buenos Aires) capita proprio nel periodo di massima polarizzazione della politica nazionale.

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1947, il sindaco di Roma, Mario De Cesare cosegna la Lupa, simbolo della città’ di Roma, a Eva Perón


Chiudere con decenni di peronismo è l’auspicio di chi chiede una decisa modernizzazione del paese che, in tempi di crisi di un sistema politico, sociale ed economico, vorrebbe dire cancellare, almeno in parte, garanzie ottenute anche grazie a quella presenza forte, coraggiosa e carismatica al centro del potere politico. Garanzie, va detto, spesso dilatate in assistenzialismo e immobilismo.

Ma è chiaro che ciò è accaduto nel momento dell’applicazione di quei principi di equità sociale. Ed è una richiesta molto attuale, con un Fondo monetario internazionale che ‘suggerisce’ al governo (attuale e che verrà), per esempio, di riformare il mercato del lavoro. Dall’altra parte – sindacati, movimenti sociali e di base – c’è chi chiama alla ‘resistenza’, alla lotta contro chi “vuole smantellare tutto a vantaggio dei poteri forti che cancellano diritti”.


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Lo stesso Mauricio Macri, che di peronista non ha nulla, durante la campagna per la presidenza del 2015 non poté non citare Juan Domingo Perón e la sua seconda moglie, a conferma che quello continua a essere un tema da trattare con molta cautela: “Hanno fatto qualcosa di storico per il paese. È difficile immaginare i diritti dei lavoratori senza pensare a loro”. Poi prendendone le distanze appena insediatosi, anche a livello simbolico annunciando la rimozione dei quadri di alcuni illustri argentini dalle pareti della Casa Rosada. Tra questi, anche l’immagine di Evita.

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Dall’altra parte, con certa approssimazione, la figura di Cristina Fernández de Kirchner. In lei non sono stati in pochi a vedere una sorta di ‘seguito’ delle idee di Eva Perón. Ma anche delle distorsioni di un sistema che rischia oggi di essere un po’ troppo ‘generoso’ o ‘manipolabile’.

Lasciando aperto un interrogativo che sarà altrettanto immortale: qual è il modello economico (e sociale) più adatto a un paese ricchissimo di risorse e potenzialità, ma in continuo affanno? La morte di Evita, a soli 33 anni, è ancora una sfida per la classe dirigente. Eva Perón ha vinto ancora.

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