Come queste settimane così difficili ci hanno mostrando, nell’attuale situazione scandita dall’emergenza coronavirus ci sono tante storie nella storia principale e alcune meritano di essere raccontate. Oggi l’Europa per molti ragazzi argentini rappresenta, come in passato l’Argentina per molti italiani, un territorio di ‘conquista’, una speranza per una vita migliore.

Questa speranza c’è anche nella storia di Gabriel Rivas, 28enne medico argentino che ha lasciato la sua amata Mendoza, la sua famiglia e i suoi amici per cercare un presente e un futuro diversi in Spagna. Dopo una breve tappa in Galizia e una lotta contro la burocrazia per ottenere l’abilitazione europea alla professione medica, riesce a trovare lavoro in Andalusia, lì dove lo aspettava una lotta ancor più grande che nemmeno lui immaginava: quella al coronavirus. Contro il quale lui, come moltissimi medici e infermieri, sta dedicando le sue intere giornate in prima linea con coraggio e dedizione.

gabriel rivas medico argentino spagna coronavirus

È stato difficile per te riuscire a diventare medico, da argentino trasferito in Europa? Quali sono i consigli che vorresti dare ai molti giovani che cercano il proprio destino in altri paesi?
Sì, è abbastanza complicato: il processo per esercitare la professione medica in Spagna richiede molto tempo e dunque bisogna giocare in anticipo. Ho dovuto preparare il tutto all’incirca tre anni prima di partire, avendo già preso la decisione di trasferirmi e dunque così è iniziato il lungo processo burocratico che mi ha portato qui oggi.


gabriel rivas medico argentino spagna coronavirus

A cosa ti dedichi esattamente in Spagna e com’è cambiato il tuo ruolo con lo scoppio della pandemia di coronavirus?
Attualmente lavoro nell’ambito delle emergenze e della emergenza sanitaria via aereo in varie città dell’Andalusia, a Gibilterra e in Nord Africa. Sono venuto con un progetto ben preciso che avevo già in mente quando ero in Argentina, quello della digitalizzazione del servizio medico delle cliniche e degli ospedali nei paesi sottosviluppati perché ero convinto che l’Europa potesse, pian piano aiutarmi nel progetto. Credo fermamente che la tecnologia e la medicina oggi debbano venirsi incontro, prossimamente lancerò un software tutto mio, sperando di poterlo esportare nei paesi sudamericani.

Sicuramente il coronavirus ha cambiato molto il mio lavoro come tutti coloro che lavorano in ambito medico, come potete vedere anche in Italia. Ora si vede molto di più quanto sia fondamentale la protezione e la prevenzione: una mascherina vale di più rispetto a ieri, un camice vale di più rispetto a ieri. Il coordinamento all’interno della nostra equipe è diventata ancora più importante. In questo momento così difficile è importante lavorare bene, coordinati e uniti: quell’unità che oggi tutti sentiamo più di ieri. Ovviamente i governi devono aiutarci: bisogna ottimizzare il sistema medico-sanitario a livello globale.

gabriel rivas medico argentino spagna coronavirus

Parlando proprio di coronavirus, quando ti sei accorto qualcosa stava per succedere? Immaginavi che la situazione sarebbe peggiorata così tanto?
Seguo l’evoluzione del fenomeno coronavirus fin dalle sue origini a Wuhan. Ho dal principio pubblicato video e articoli in cui parlavo ed esponevo il fenomeno e ho analizzato come il virus sarebbe potuto arrivare qui in Europa. Io, come medico argentino, ho cercato di comunicare, in queste settimane, l’evoluzione del fenomeno con le varie emittenti nazionali e internazionali in Argentina, ho parlato con molti miei colleghi al riguardo. In Argentina la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente senza le misure che si stanno adottando in paesi come Spagna e Italia, il personale continua a prepararsi sul come contenere l’epidemia, ma le strutture laggiù non sono come qui in Europa.

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Immaginavo che la situazione potesse complicarsi così sin dall’inizio, ma una cosa è immaginarla, un’altra è invece viverla. Ora che vedo e lotto al fianco di molti malati ogni giorno, con tutto lo stress che stiamo sopportando insieme anche ai poliziotti, do valore al mio lavoro e a ogni singolo attimo della mia esistenza, nonostante sia lontano dai miei affetti più cari in Argentina.

gabriel rivas medico argentino spagna coronavirus

Come vedi questa situazione da un punto di vista medico? E come vedi l’Argentina in questa situazione?
Credo che ancora ci sarà da lottare molto, si sta prevenendo un collasso totale. In Argentina ci sarà da stare attenti soprattutto nelle grandi città, lì dove vivono più persone: Buenos Aires, Córdoba, Rosario, la mia amata Mendoza e molte altre. Questo non significa che il virus sia da sottovalutare nei piccoli borghi di provincia: il virus è “democratico”, come lo hanno definito molti, attacca chiunque, per questo restare a casa è importantissimo e vale per ogni angolo del globo in questo momento.

Quando pensi che tutto potrà tornare alla normalità?
La verità è che, anche incrociando i nostri dati con quelli della Cina, è difficile a dirsi, bisogna aspettare il picco e vedere come le cose possano cambiare. Probabilmente ci vorranno mesi, però ci tengo a ribadire l’importanza dello stare a casa: la quarantena sta detenendo l’avanzata del nostro “nemico”: più resteremo a casa, meno tempo impiegheremo ad uscire da questa situazione. La gente, restando nelle proprie abitazioni, aiuta noi medici in una maniera incredibile: cerchiamo di evitare il collasso del sistema sanitario tutti assieme.

gabriel rivas medico argentino spagna coronavirus

Quali sono i consigli che ti senti di dare alla gente?
Il consiglio di base è quello di seguire le imposizioni del governo. Soprattutto, a nome di molti medici e come cittadino del mondo, chiedo a tutti di stare attenti alle notizie che girano sul web. Manteniamo la calma, seguiamo le norme igieniche fondamentali e tutto andrà bene.

Pensi che il ruolo e la visione del medico siano cambiati in questo momento così difficile? In particolare, molte persone vi definiscono, giustamente, degli eroi
Personalmente non mi sento un eroe, semplicemente sto facendo il mio lavoro, nonostante durante l’arco di una vita intera ci siano momenti e momenti, collettivi e individuali. In questo momento sono orgoglioso di aiutare la gente più del solito, valorizzando ora più che mai il mio ruolo nel mondo. E mi sento anche orgoglioso di rappresentare l’Argentina qui in Europa.

gabriel rivas medico argentino spagna

Sperando che tutto possa tornare alla normalità al più presto e volendo guardare al futuro, pensi ci sia spazio per un ritorno in Argentina o pensi che sia meglio proseguire la tua carriera qui in Europa?
Non ho dubbi al riguardo, un giorno vorrei poter tornare in Argentina: è la mia terra, scorre nelle mie vene, lì c’è la mia gente e oggi ogni sacrificio che sto facendo qui in Europa è per poter aiutare il mio paese nel prossimo futuro. Voglio contribuire a migliorare il sistema sanitario nel Latinoamerica tramite la digitalizzazione, come ho già detto.

E voglio esprimere il mio sentirmi molto legato all’Italia, poiché la mia famiglia discende da lì, come quella di moltissimi argentini, e non escludo dunque che in futuro ci sia spazio per un’esperienza nel Belpaese. Per ora non ci penso, c’è una guerra da vincere contro il coronavirus ma, nell’attesa che tutto finisca, alla vostra Italia, come a tutto il mondo, un augurio speciale affinché possa tornare a splendere della sua bellissima luce.

Questo articolo vuole essere, oltre che l’intervista a un ragazzo pieno di speranze e sogni, anche un sentito grazie ai medici, agli infermieri e a tutti coloro che ogni giorno lottano in Italia, in Spagna, in Argentina come in tutto il mondo per salvare le nostre vite.

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