Si chiude con pesanti condanne inflitte dal tribunale penale di Mendoza lo scandalo dell’Istituto Antonio Provolo. Due i sacerdoti condannati, tra cui l’italiano Nicola Corradi: 42 anni di reclusione perché ritenuto responsabile di abusi sessuali reiterati nel tempo e commessi in istituti educativi per bambini sordomuti a La Plata e Luján de Cuyo, Mendoza.

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Nel nostro paese, il cosiddetto caso Provolo, lo scandalo degli abusi sui bambini nei centri veronesi dell’Istituto Provolo, era stato scoperchiato nel gennaio 2009 da un’inchiesta del settimanale l’Espresso, pubblicando le prime testimonianze di quindici vittime.

La successiva istruttoria ecclesiastica, condotta dalla Congregazione per la dottrina delle fede, era stata però chiusa, nel 2011, con risultati quasi totalmente assolutori: gli atti, riporta la testata italiana, documentano che è stato giudicato colpevole un solo sacerdote, su un totale di 26 accusati, mentre decine di vittime non sono state mai ascoltate. E tra i religiosi scagionati dall’inchiesta interna alla Chiesa, c’è anche Corradi, ora condannato in Argentina.


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Condannato a 45 anni anche un sacerdote argentino, Horacio Hugo Corbacho Blanc, e a 18 anni un giardiniere dell’istituto, ugualmente di nazionalità argentina, Armando Ramón Gómez, al quale la corte ha riconosciuto diverse attenuanti, derivanti dallo stato di analfabetismo e dalla sua debolezza psicologica causata dalla sordità.

La giustizia argentina ha ritenuto “coerenti e verosimili” le testimonianze delle dieci vittime che hanno denunciato gli abusi sofferti tra i 4 e i 17 anni di età all’interno delle strutture dell’istituto. Il “caso Provolo” in Argentina ha un precedente diretto in Italia, dove pure denunce per abusi sessuali nei confronti di bambini erano emerse fin dagli anni Cinquanta. Lo stesso Corradi era stato trasferito dalla chiesa italiana in Argentina nel 1970 insieme ad altri sacerdoti accusati di violenze.

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