Si chiama Jerónimo Batista Bucher, è di Vicente López – comune a nord di Buenos Aires – ha 21 anni ed è stato individuato da Harvard e dal Mit (il prestigioso Massachusetts Institute of Technology) come uno dei cento leader del futuro a livello globale. A convincere le due istituzioni è il suo progetto, che rientra nelle emergenze mondiali del presente e dei prossimi anni: tentare di fermare l’inquinamento da plastica.

A giugno Jerónimo sarà a Boston per ricevere il riconoscimento e potrà parlare di nuovo della sua idea. L’ha realizzata già quando aveva diciotto anni: l’ha chiamata Sorui e si tratta di una macchina per produrre bicchieri ecologici. Che sembrano di plastica ma non lo sono: Sorui utilizza estratti di alghe per ‘sfornare’ recipienti che non inquinano.

Jerónimo Batista Bucher sorui


Tre anni dopo aver presentato la sua invenzione, ha un suo laboratorio all’Universidad Nacional de San Martín presso la quale frequenta il quarto anno di Biotecnologia. “Voglio terminare qui i miei studi e poter contribuire allo sviluppo sostenibile del mio paese”. C’è del patriottismo nei piani di Jerónimo Batista Bucher, che prevedono di sfruttare le sue esperienze internazionali per generare nuove attitudini nazionali. A cominciare dalla sua invenzione, per la quale impiega tutti materiali made in Argentina.


Quella negli States per il 21enne argentino sarà una occasione senza eguali, caratterizzata dalla presenza di realtà scientifiche e imprenditoriali di livello mondiale, come anche la fondazione di Bill Gates e Mark Zuckerberg, tutte entità a vrio titolo impegnate a contribuire allo sviluppo sostenibile dell’economia globale.

sorui Jerónimo Batista Bucher


È la prima volta che un argentino viene chiamato a partecipare come protagonista all’evento di Boston. È lì che sarà esposta la sua promettente realizzazione, che potrebbe avere un impatto decisivo in diversi settori. Basti pensare alle catene di fast food, eventi, cerimonie, uffici e pubbliche amminsitrazioni, che avrebbero un sostituto dei bicchieri di plastica (o carta). Anche perché i costi di produzione dei bicchieri ‘organici’ non sono più alti di quelli per produrre quelli in plastica.

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