I presupposti per una adesione unanime (con la sola astensione di una deputata socialista) c’erano, dentro e fuori dall’organo legislativo. La camera dei deputati argentina, in sessione straordinaria, ha approvato la legge sull’emergenza alimentare, passando la parola al senato dove si prevede un esito scontato.

Argentina crisi legge emergenza alimentare


La classe politica ha dato un segnale di responsabilità. Sebbene la maternità dell’atto fosse dell’opposizione, le forze di governo ha accettato e votato in modo favorevole “perché non vogliamo che il parlamento rimanga estraneo a quello che succede nel paese”, come dichiarato da un portavoce della maggioranza.

Che l’esecutivo considerasse l’urgenza è stata una richiesta dei movimenti sociali, protagonisti di massicce manifestazioni nei giorni scorsi, ma anche della Conferenza episcopale argentina denunciando gli effetti della grave crisi economica e finanziaria che ha investito il paese. Proprio la compagine dei vescovi aveva chiesto al governo di decretare con urgenza “l’emergenza alimentare e nutrizionale” considerando “il pericolosissimo grado di diseguaglianza in cui versa il paese”.


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Ciò che ha portato a una presa d’atto da parte di tutte le forze politiche e sociali è stato soprattutto l’aumento, registrato negli ultimi mesi, dei prezzi dei beni di prima e primissima necessità, mentre si è andato riducendo il potere d’acquisto delle famiglie a causa della galoppante inflazione, ormai al 54,5 per cento.

Lo scenario è quello di un’Argentina – come certificato dall’istituto nazionale di statistica – che nel primo trimestre dell’anno in corso ha registrato un preoccupante 34,1 per cento di povertà con il 7,1 di indigenza.

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La nuova legge, che sancisce il diritto umano alla adeguata alimentazione come politica dello Stato, parte dalla premessa, – necessaria in un momento delicato per l’assetto finanziario del paese – di non mettere a rischio gli obiettivi fiscali, prevede che le risorse necessarie saranno unicamente derivanti da riassegnazioni di voci di spesa già previste.

Il fine è quello di aumentare del 50 per cento le voci di bilancio destinate ad aiuti sociali, a fronte della grave crisi economica e dell’aumento degli indici di povertà e indigenza. Spetterà al governo, che procederà a , aumentare o riallocare risorse sulla base di eventuali mutate circostanze e obiettivi.

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