In Argentina un altro intervento legislativo a tutela dell’identità sessuale e contro la discriminazione, e una vittoria della comunità Lgbt. È stato denominato ‘cupo laboral travesti-trans’ e, dopo l’approvazione arrivata anche in senato, è legge dello Stato. Prevede una quota di riserva di posti nelle pubbliche amministrazioni a favore, recitano le norme, “transessuali, travestiti e transgender”.

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La quota è non inferiore all’1 per cento del totale delle relative piante organiche e vale per uffici ed enti dei tre poteri statali, oltre che per le amministrazioni periferiche e le società pubbliche. Previsto anche uno stimolo per il settore privato, che si concretizza in incentivi fiscali per un anno, raddoppiati nel caso ad adeguarsi allo schema della nuova legge siano piccole e medie imprese. Tra i 17 articoli che compongono la legge anche norme precise contro la discriminazione sui luoghi di lavoro.

Il ‘cupo laboral travesti-trans’ non ha trovato ostruzionismi nei due rami del parlamento. Se, difatti, al sento la legge è passata con 55 voti a favore e un solo voto contrario e sei astenuti, anche nel primo passaggio alla camera i deputati favorevoli sono stati 2017 e solo 11 i contrari. E, sebbene si tratti di una legge proposta dalla maggioranza di sinistra, lo confermano, tra le altre, le parole di Gladys González, senatrice del Pro, forza di centrodestra dell’ex presidente Mauricio Macri: “È giusto riparare quello che abbiamo fatto male come società e come Stato”.


Dal canto suo, il presidente, Alberto Fernández, sottolinea che si tratta del “risultato della lotta di una comunità storicamente vulnerata. Era ora che lo Stato ascoltasse e reagisse alla sua protesta. Oggi siamo un paese più giusto ed eguale, che riconosce e valorizza la sua diversità”. Comprensibile anche la grande soddisfazione degli attivisti della comunità Lgbt argentina, molto attiva in termini di pressione sul legislatore.

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