In Argentina proseguono le indagini sulla morte di Diego Armando Maradona, con una evidenza almeno iniziale: sarà una fase lunga e per nulla indolore. Perché al centro della polemica, e dei dubbi, è finito il medico personale del Diez, il neurologo 39enne Leopoldo Luque. Quest’ultimo ha subito una perquisizione presso la sua abitazione e il suo studio professionale disposta dalla procura di San Isidro.

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Un passaggio obbligato per i magistrati, dopo le dichiarazioni delle figlie di Maradona, imputando a Luque scarsa e lenta attenzione verso un paziente che, a loro dire, necessitava di tutt’altro approccio nelle cure. Nuove rivelazioni si aggiungono al caso dopo le parole di Gisela Madrid, attraverso il suo avvocato, Rodolfo Baqué. Gisela Madrid è l’infermiera che era stata assegnata a Maradona presso la casa di Tigre dopo l’intervento per rimuovere l’ematoma subdurale.

Stando alle sue dichiarazioni, Maradona, una settimana prima della morte, sarebbe caduto in casa battendo la testa, ma nessuno, ha aggiunto, si sarebbe preoccupato di portarlo in ospedale.


“Maradona è caduto il mercoledì della settimana precedente la sua morte, ha battuto la testa, ma non l’hanno portato in ospedale per una risonanza magnetica o una Tac”, ha reso noto il legale dell’infermiera alla stampa argentina. Nel dettaglio, Maradona avrebbe battuto il lato destro della testa, la parte opposta a quella interessata dall’intervento.

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Leopoldo Luque

Sempre secondo la donna, Maradona Enon era in grado di decidere niente: dopo la caduta è rimasto da solo tre giorni nella sua stanza, senza essere visto da nessuno e senza essere aiutato”. Gisela Madrid ha inoltre spiegato di avere avuto contatti con il Pibe de Oro solo una volta, il venerdì prima della morte perché Maradona l’ha rimossa dal suo incarico ma è rimasta su richiesta del suo entourage. E non gli ha più rilevato la pressione né controllato in alcun modo. “Ha solo consegnato i farmaci rimanendo sulla porta per controllare che gli fossero somministrati”, ha concluso l’avvocato Baqué.

Ad aggiungere ulteriori ombre sulla morte di Diego Armando Maradona è la psichiatra Agustina Cosachov, che lo seguiva nella casa in cui è morto. Secondo la specialista, al momento delle dimissioni dopo l’intervento al cervello, Maradona presentava chiari segni di astinenza da sostanze. Emerge che la psichiatra aveva anche consigliato la presenza fissa di un’ambulanza. Misura che non sarebbe stata posta in essere dallo staff del Pelusa.

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