Alle 6 di oggi, giovedì 26 novembre, le porte della Casa Rosada si sono aperte per accogliere una massa incalcolabile di argentini. Orfani del proprio simbolo. Lá fuori c’è un paese intero, che ha dimenticato la prudenza: un saluto a Diego Armando Maradona in tempo di Covid sembra un rischio accettabile.

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Il fiume di gente entra, passa. Chi si limita a guardare il feretro, onorato dalla bandiera argentina e dalla maglia albiceleste col numero 10, chi versa qualche lacrima. Un momento per molti irrinunciabile: questa è una pagina fondamentale nella storia dell’Argentina. E non è un caso che il presidente, Alberto Fernández, abbia concesso gli spazi della presidenza. Per amicizia tra i due, ma non è solo questo, sarebbe riduttivo.

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A salutare Diego sono arrivati anche i big del calcio argentino, a cominciare dai campioni del mondo di Messico 1986. Tutti lì a salutare il Capitán. C’era anche il presidente, con la primera dama, Fabiola Yáñez. Ma soprattutto c’era tutto il calcio argentino, dai vertici dell’Afa, la federazione calcio argentina, in giù. Senza distinzione di curva o bandiera.


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L’arrivo di Fernández alla camera ardente

Uno dei primi ad arrivare ai piedi di Maradona, già alla mezzanotte, a porte chiuse, è stato Sergio Goycochea, portiere titolare dell’Argentina aimondiali di Italia 90, anche co-conduttore del programma televisivo La Noche del Diez. E poi Carlos Teévez del Boca Juniors che, proprio come Diego Armando Maradona, si è fatto grande partendo dal basso.


Fuori, intanto, un paese immerso nel lutto nazionale di tre giorni deciso dal governo di Buenos Aires. Si calcola che saranno oltre un milione gli argentini che stanno per rendere omaggio al Pibe de Oro, ringraziandolo di un sogno. Dalla serata di oggi Maradona riposerà con i suoi amati genitori nel cimitero Jardín Bella Vista, fuori dalla capitale argentina.

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