Primi prevedibili colpi di scena dopo la morte di Diego Armando Maradona. Il medico personale del Diez, il neurologo 39enne Leopoldo Luque, non risulta ancora formalmente indagato di omicidio colposo dalla procura di San Isidro, giurisdizione nella quale ricade il luogo del decesso. I magistrati hanno tuttavia dato ordine di perquisire le proprietà di Leopoldo Luque.
Come spiegato nella nota stampa della procura, in virtù delle prove raccolte, si è ritenuto necessario richiedere perquisizioni presso l’abitazione nella località di Adrogué, provincia di Buenos Aires, e lo studio professionale nel quartiere di Belgrano nella capitale alla ricerca di elementi utili all’indagine. Sono state sentite diverse persone, compresi i parenti stretti di Maradona.
Già nelle ore immediatamente successive alla morte di Maradona dal suo entourage erano state sollevati dubbi sulla bontà e sui tempi delle operazioni di soccorso. Fra gli altri, l’avvocato argentino e amico, Matías Morla, secondo il quale, genericamente, non sarebbe stato fatto tutto il possibile per tentare di salvare la vita a Maradona.
L’ipotesi di omicidio colposo è scaturita dopo le dichiarazioni delle figlie di Maradona, Dalma, Gianinna e Jana. Gli accertamenti dei magistrati sono indirizzati anche a verificare i dettagli del trattamento farmacologico precedente e successivo all’intervento per un ematoma subdurale, diretto dallo stesso Leopoldo Luque in una clinica privata di Buenos Aires.
Dalla stampa argentina si apprende che è stata acquisita documentazione relativa alla storia clinica di Diego Armando Maradona – appunti, più che una vera e propria cartella clinica – e che, come chiarito dagli inquirenti, la tempestività delle perquisizioni tende a evitare che vengano sottratti alle indagini elementi che potrebbero risultare utili all’accertamento dei fatti.
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