“Para hacer bien el amor hay que venir al Sur”, un passo di Raffaella Carrà che in Argentina è popolare da decenni. Enorme, difatti, il legame tra la Raffa nazionale e il paese sudamericano. E viceversa. Vicini per le origini di gran parte degli argentini, che in lei rivedevano l’Italia, vicini per l’energia compatibile alla sua che la Carrà trovava solo nei paesi latini. E la notizia della sua morte non ha tardato a diffondersi in Argentina. Non c’è un organo di stampa argentino che non ne abbia riportato l’annuncio.

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Non tutti sanno che Raffaella Carrà, nel 1980, è stata sul set del film Barbara, diretto da Gino Landi, girato proprio in Argentina e distribuito nel mercato sudamericano ma non in Italia dove è tutt’oggi ancora inedito. Poi, nel 1981, fu la volta di Millemilioni, un format inedito, primo esperimento di cooperazione televisiva internazionale della Rai. Si trattava di cinque speciali girati in cinque diverse capitali, uno dei quali nell’immancabile Buenos Aires. Col favore del pubblico: una media di dieci milioni di telespettatori.

Raffaella Carrà, il legame enorme con l’Argentina (che l’ha adorata)

Raffaella Carrà è un mito anche in Argentina, potenziato dall’italianità del popolo argentino e dalla simpatia col quale questo ha sempre guardato alla terra dei propri antenati che avevano attraversato l’Atlantico in cerca di fortuna. Milioni di quelle storie che Rallaella Carrà ha cercato di raccontare con le mitiche ‘carrambate’ in Carràmba! Che sorpresa. Indimenticabili i suoi “perché Franco dall’Argentina è qui!”, portando in video tante di quelle storie di pezzi di famiglie che non si erano più visti perché divise tra Italia e Argentina.


Una tra tante, tantissime. Nell’edizione 2018 di Buenos Aires celebra Italia – con cui la capitale rende omaggio all’immigrazione e presenza italiana – erano tante le canzoni di Raffaella Carrà proposte da cantanti argentini, col pubblico presente a supportare i passi più celebri. Ma, in Argentina, Raffa è riuscita ad andare anche oltre la comunità italiana.

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Nel 1980 a Buenos Aires con Ginger Rogers

Lo stesso Pronto, Raffaella?: nel giro di breve tempo la trasmissione divenne oggetto di studio delle televisioni di molti paesi, tra cui l’Argentina, e ne ‘presero in prestito’ il format. In Argentina ci ha pensato la famosa conduttrice televisiva Susana Giménez, con cui la stessa Raffaella Carrà ha avuto modo di duettare in tv.

Poi l’amicizia tra Raffaella Carrà e Diego Armando Maradona. Due simboli, tanto diversi tra loro ma dirompenti agli occhi del pubblico. Raffaella non ha mai nascosto di essersi sentita snobbata dai programmi di Maradona, per poi ospitarla nel suo La noche del 10, in onda in Argentina. Il Pibe de Oro, secondo Raffaella, è stato “un essere fantasioso, un artista in ogni aspetto della vita, un amico con il quale succedevano solo cose strane. Gli voglio tanto bene. Se ne è andato troppo presto”. Così ne ha parlato in una intervista al Messaggero quando Maradona se n’è andato per sempre.

Tra i tanti aneddoti che li hanno visti protagonisti, c’è quello dell’arresto. “L’ho conosciuto in Italia quando lo invitavo ai miei programmi, ma la prima volta è venuto lui da me ed è pure finito in prigione. Io cantavo in una grande arena a Buenos Aires. Era il 1979. Lui avrà avuto 18 anni. L’arena era piena, non c’era più posto, ma lui tentò comunque di entrare per ascoltarmi. Disse ai poliziotti: ‘Non sapete chi sono io'”.

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“Lessi questa storia il giorno dopo sul Clarín. Per colpa mia Diego aveva passato una notte in guardina. Dopo questo episodio l’ho praticamente inseguito. Una volta ero a Madrid per un’asta e avrei voluto proporre anche una sua maglietta. Ma Diego non volle mandarmela. Quando ormai stavo per partire però me lo ritrovai nella hall dell’hotel. Arrivò e mi disse: ‘Non ti ho voluto mandare la maglietta, te l’ho portata io’. Facemmo pace, cenammo insieme e lo invitai al programma Hola, Raffaella. Lui venne con piacere e portò la famiglia”.

La morte di Raffaella Carrà, insomma, fa tornare alla mente l’amicizia e la sintonia tra Italia e Argentina, che con molti dei suoi lavori ha saputo sottolineare e valorizzare. Anche nel piccolo, basandosi su storie di vita normale, di difficoltà e addii. Che, in fondo, restano la parte più dolce e romantica dell’emigrazione italiana in Argentina.

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