Dopo tre settimane di ipotesi si scopre perché sono morte le balene in Argentina, più di trenta finora. Le prime carcasse di balene franche australi sono arrivate in prossimità della riva alla fine di settembre poi, da quel momento, una conta preoccupante. Il fenomeno registratosi in Patagonia, nelle acque del Golfo Nuevo della Penisola di Valdés ora ha un perché.

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Perché sono morte le balene nella Patagonia argentina

Dal principio, va detto, gli esperti hanno voluto sottolineare che è frequente, nel picco della stagione, trovarsi davanti a casi simili. Nel 2021, per esempio, le balene morte sono state 45, ma il caso del 2022 è singolare: mai così tante in così poco tempo. La conferma delle cause è arrivata dall’Istituto per la protezione delle balene.

Si tratta della cosiddetta ‘marea rossa’, una tossina trovata nelle balene sottoposte a esami specifici. Le acque del Golfo Nuevo sono state interessate da contaminazione da biotossine algali, registrate oltre i valori normali. Si tratta di una tossina paralizzante nei mitili, appartenente alla specie Alexandrium catenella.


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È l’esito della necropsia realizzata su sei esemplari di balena e avviata con tanti dubbi degli addetti ai lavori giacché nessuna presentava lesioni né segni di malnutrizione. Insomma, con un apparente buona condizione fisica. Delle trenta balene morte finora, 26 erano esemplari adulti – 19 le femmine – e quattro ancora cuccioli. Di qui alla conclusione che sono state le femmine adulte le principali vittima della ‘marea rossa’: dovendo allattare i piccoli hanno bisogno di maggiore energia e si alimentano di plancton.

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Già nelle scorse settimane, i biologi marini avevano sottolineato questo aspetto delle abitudini alimentari delle balene franche australi, che si nutrono anche di copepodi, specie che rientra nello zooplancton, negli ultimi mesi della stagione, ottobre e novembre. Nella loro attività di filtrazione del cibo ingeriscono anche microalghe cariche di tossine.

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