Una cosa sono le luci del G20 sui grandi del mondo, discorsi, promesse e impegni per il futuro, altro è la realtà. E quella descritta dall’Unicef sull’infanzia argentina è la fotografia fedelissima del paese dei paradossi. Ricchissimo di risorse naturali, malato nella distribuzione della ricchezza. Secondo l’agenzia delle Nazioni unite per l’infanzia, 6,5 milioni di bambini soffrono problemi di istruzione, acqua potabile, salute, protezione sociale e dimora adeguata.

Il rapporto presentato oggi dall’Unicef mette in evidenza che il 48 per cento dei bambini argentini è in povertà, la metà dei quali presenta “severe privazioni” di diritti fondamentali, come può essere una condizione di vita in prossimità di una discarica, su un terreno a rischio inondazione o senza accesso all’acqua potabile.


“Siamo molto preoccupati per la realtà che stanno vivendo milinoi di bambini in Argentina. Registriamo indici di povertà molto alti che hanno un forte impatto sulle loro condizioni e sulla società”, ha dichiarato Sebastián Waisgrais che per Unicef Argentina monitora l’inclusione sociale. Lo studio è frutto di una collaborazione con l’università di Salta, l’università nazionale “General Sarmiento” e l’Instituto de equidad para la infancia.

Importante ed esplicativa è anche la mappatura della povertà infantile. È il Gran Buenos Aires l’area in cui, tra le carenze principali sofferte da bambini e adolescenti, c’è l’assenza o scarsità di accesso all’acqua potabile come la insalubrità dell’habitat di vita. Questi ultimi sono la caratteristica negativa anche nelle aree del sud del paese unitamente al non adeguato sistema di protezione sociale. Nelle province del nord-ovest e del nord-est: salubrità degli ambienti di vita, acqua potabile. Nel Cuyo e area centrale del paese, infine: carenza di protezione sociale, istruzione, salubrità degli habitat.

La realtà, però, potrebbe essere ancora più preoccupante di quella descritta. I rappresentanti dell’Unicef hanno difatti chiarito che i dati presentati non contemplano la attuale crisi economica conseguenza della svalutazione che si è abbattuta sul paese a metà dell’anno in corso, segnatamente sulle fasce più vulnerabili della popolazione. Quindi i livelli di esclusione e privazione sono di sicuro più elevati di quelli illustrati nel report.

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