Foto inedite dell’esecuzione di Severino Di Giovanni sono state pubblicate in Argentina dall’Archivio di stato del paese sudamericano (Archivo General de la Nación). Si tratta degli ultimi momenti di vita dell’anarchico abruzzese nato a Chieti il 17 marzo del 1901, poi fuggito in Argentina con la moglie, Teresa Masciulli, e i loro tre figli quando in Italia il fascismo aveva preso il potere. Paese dovo trovò la morte il 1 febbraio del 1931.

severino di giovanni argentina foto inedite morte fucilazione

Solo in una stanza, con mani e piedi legati in attesa della fucilazione, prima della quale le sue ultime parole furono di conferma del suo sentimento politico: “Viva l’anarchia”. Giornalista, scrittore, agli ultimi, ai quei nullatenenti analfabeti i cui destini aveva incrociato durante il suo viaggio verso il nuovo mondo ha rivolto i suoi scritti di incitazione a liberarsi dall’oppressione del fascismo, degli stati autoritari.

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Ma, oltre al pensiero, Severino Di Giovanni era anche azione e tante sono state quelle realizzate in Argentina. Dove la polizia ne aveva inquadrato il profilo quando nel teatro Colón, alla presenza del presidente argentino Alvear e dell’ambasciatore italiano, lanciò volantini inneggiando a Giacomo Matteotti mentre si celebravano i 25 anni di trono di Vittorio Emanuele III. Poi un ordigno al consolato italiano a Buenos Aires causando la morte di nove persone e 34 feriti.


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Un gesto che determinò il ripudio da parte di altri gruppi anarchici e costringendo Di Giovanni a fidarsi di un gruppo ristretto di compagni. Tuttavia, in Argentina riusciva ad andare al di là del mondo anarchico, coinvolgendo anche militanti del moderato partito radicale, fino a interessare menti come quella di Osvaldo Bayer, autore del celebre La Patagonia rebelde.

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Tra le varie azioni di Di Giovanni anche l’attacco all’ambasciata statunitense a Buenos Aires, in segno di protesta per la condanna a morte di Sacco e Vanzetti. La convinta militanza anarchica di Severino Di Giovanni terminò il 29 gennaio del 1931 quando la tipografia del suo periodico Culmine venne circondata dalla polizia.

Prima il tentativo di fuga, poi quello di togliersi la vita, pur di non consegnarsi nelle mani di uno Stato che aveva sempre considerato oppressore. In Argentina era il periodo del governo autoritario del generale-presidente José Félix Uriburu. Lo stesso che ne ordinò la fucilazione, eseguita tre giorni dopo.

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