Giallo in Argentina, scoperti in mare resti che potrebbero appartenere a un sottomarino nazista. Una notizia che va ad alimentare quel filone storico sulla fuga dei gerarchi tedeschi alla fine della Seconda guerra mondiale, comprendo quelle tesi, mai verificate, sull’arrivo di Adolf Hitler in Sudamerica nel 1945, per poi far perdere le proprie tracce tra Argentina, Paraguay e Brasile.

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Un sottomarino nazista in Argentina? Resti ritrovati in fondo al mare

Un gruppo di ricercatori, specializzato nella ricerca di sottomarini nel Mare argentino, assicura di avere rinvenuto, quattro chilometri al largo della località turistica di Quequén, a 28 metri di profondità, resti di un sommergibile che potrebbe essere uno dei mezzi usati dalle alte gerarchie del nazismo per raggiungere il Sudamerica.

A capo del team di ricerca c’è Abel Basti, giornalista che da sempre si dedica al presunto arrivo di Hitler in Argentina, per una attività durata quasi un anno. I risultati, spiega in un video, sono stati notificati alla Prefettura navale, assimilabile alla nostra Guardia costiera. Questa, dal canto suo, riconosce di non avere nei suoi documenti ufficiali nessun naufragio avvenuto a quelle coordinate e ha avviato proprie indagini per tentare di determinare origine e tipo dei resti rinvenuti.


Dalla Prefettura navale è stato impiegato un Rov, un sottomarino a comando remoto, confermando la presenza dei resti tra i 25 e i 30 metri di profondità in uno spazio tra gli ottanta metri di lunghezza e dieci di larghezza. Secondo le prime analisi, ci sarebbero discrepanze tra i pareri del gruppo di ricerca e quelli degli uomini della Prefettura, anche perl’alto grado di deterioramento dei resti, l’accumulo di sedimenti e la scarsa visibilità. Insomma, secondo la versione di questi ultimi, non c’è la possibilità di ‘catturare’ indizi idonei a fornire certezze.

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Tuttavia, approfondimenti successivi realizzati dall’Instituto Nacional de Antropología y Pensamiento Latinoamericano, dalle caratteristiche e dallo stato di conservazione dei resti, hanno potuto stimare che il periodo di costruzione e uso è databile alla metà del secolo scorso.

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Il team di Abel Basti si è avvalso anche dell’esperto italiano Fabio Bisciotti della Lega navale italiana che, viene spiegato nel video, “ha accertato i registri di periscopio, parte della torretta e botole. Inoltre, ha identificato la struttura della coperta del sottomarino”. Il giallo si infittisce laddove Basti rileva che “la perizia italiana fornisce un dato inquietante. Presenta segni di esplosione deliberata, forse con il fine di cancellare evidenze”.

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E forse resterà un mistero giacché, secondo la stampa argentina, la Prefettura navale non ha in programma nuove attività di indagine sui resti rinvenuti.

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