I resti ritrovati nel Mare argentino, a opera di un team di ricerca denominato Eslabón Perdido guidato da Abel Basti, sono di un sottomarino nazista. È quanto emerge dalla perizia firmata dall’italiano Fabio Bisciotti, considerato uno dei massimi esperti internazionali nella identificazione di sommergibili della Seconda guerra mondiale.

sottomarino nazista trovato mare argentina


Sottomarino nazista nel Mare argentino, conferme dal perito italiano

Nei giorni scorsi la notizia non ha faticato a farsi notare, considerando il grande interesse degli storici sulla fuga dei gerarchi del Terzo Reich in Sudamerica a seguito della sconfitta (Un sottomarino nazista in Argentina? Giallo dopo un ritrovamento in fondo al mare – Video). Si tratterebbe, viene spiegato, di un sottomarino nazista U-Boot VII o IX.

I resti, aggiunge la perizia, sono di un sottomarino fatto esplodere deliberatamente, ricordando che era una pratica abituale quando l’equipaggio di una nave o di un sommergibile si arrendeva e distruggeva il natante per eliminare tracce. Lo scafo, prosegue il documento, è semisepolto e presenta un alto grado di rottura e “dalle foto si notano alcuni dettagli che possono con facilità ricondursi allo scheletro di un U-Boot”. Altro particolare a sostegno della tesi del sottomarino nazista è la torretta: “Si nota un corpo metallico palesemente quello una torretta con una forma di quelle di un U-Boot”.


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Ma non è tutto qui. Dal confronto tra il caso argentino e altri sottomarini tedeschi ritrovati in mare emerge che “la lunghezza e la larghezza sono totalmente compatibili con un U-Boot di tipo IX, come l’U-166 affondato al largo degli Stati Uniti. La struttura di quest’ultimo è interamente comaptibile, nella sua parte collassata, al corpo fotografato nelle acqua argentine”. Infine, “si esclude completamente che possa trattarsi di una nave, ciò che si vede non lascia spazio a altre ipotesi”.

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Non è il parere della Prefettura navale argentina, la guardia costiera, limitandosi a dichiarare che, date le condizioni dei resti individuati, la scarsa visibilità e l’accumulo di sedimenti, non è possibile, senza ulteriori accertamenti in fondo al mare, arrivare a risposte più concrete e definitive.

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