Una sola dose del vaccino Sputnik V genera anticorpi specifici contro il Covid nel 94 per cento dei vaccinati al 21esimo giorno dalla prima inoculazione e nel 100 per cento di chi ha ricevuto anche la seconda. È il risultato di uno studio congiunto realizzato in Argentina dal Conicet (il corrispondente del Cnr italiano), ministero della Scienza, Tecnologia e Ricerca, Istituto Leloir, università di La Plata e ministero della Salute della provincia di Buenos Aires. Da fine dicembre 2020, l’Argentina sta conducendo il suo programma vaccinale prevalentemente con il vaccino di produzione russa.

sputnik v efficacia dosi anticorpi ricerca conicet argentina

Il primo estratto della ricerca ha analizzato l’evoluzione del livello di anticorpi in 288 vaccinati. È anche emerso che i livelli di risposta con una sola dose di Sputnik V sono più alti tra i soggetti con meno di 60 anni. Raggiungono il 96 per cento contro l’89 degli ultrasessantenni. Risultati “incoraggianti” secondo la ricercatrice del Leloir e Conicet, Andrea Gamarnik.

Si tratta, come sottolineano, di una ricerca che “avrà impatto a livello internazionale” giacché al momento non ci sono studi sulla risposta immunitaria associata alla somministrazione di una sola dose del preparato russo.


Aggiunge che dalla ricerca è possibile ricavare due principi. La prima è che le persone con precedente esposizione al Covid non sarebbero beneficiate dalla seconda dose di vaccino. Inoltre, considerando la popolazione nel suo complesso, essendo già alta la risposta del sistema immunitario alla prima dose di vaccino sarebbe praticabile applicare la seconda in tempi più lunghi. Questo permetterebbe, in sostanza, di coprire una maggiore quantità di persone in un tempo inferiore a quelli stabiliti in precedenza.

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Tuttavia, le due dosi di Sputnik V non sono intercambiabili. E il senso delle affermazioni di Gamarnik sta nella opportunità di accaparramento, almeno in questa fase di emergenza, della maggiore quantità possibile di prime dosi per poter ampliare il più possibile la fetta di popolazione già sottoposto a una prima copertura.

Le raccomandazioni, al momento, sono orientate a osservare un periodo di almeno 21 giorni tra prima e seconda dose però, aggiunge Gamarnik all’agenzia Télam, “non ci sono studi sull’intervallo ideale non essendo un problema dilatarlo a due o tre mesi a seconda della reazione del sistema immunitario”. “Non darebbe problemi giacché la seconda dose va a richiamare le cellule della memoria immunologica che permangono per diverso tempo”.

Nei dettagli della ricerca (qui il testo in lingua spagnola), dopo la prima somministrazione di Sputnik V al gruppo con infezione già contratta in precedenza il livello medio degli anticorpi è risultato pari a 9.850, un valore elevato. Ai somministrati senza precedente Covid il valore medio registrato è stato di 244, salito a 2.150 con la seconda dose. Nessuna differenza significativa dopo prima e seconda dose è stata registrata nei vaccinati con precedente infezione.

Come chiarisce la stessa ricercatrice, “non c’è un valore definito di anticorpi per ottenere protezione dall’infezione ma, stando agli studi dell’Istituto Gamaleya, il vaccino protegge al 100 per cento contro le forme gravi”.

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