Nel giorno in cui l’Italia e il cinema internazionale dicono addio al due volte Premio Oscar Bernardo Bertolucci, l’Argentina e il mondo intero piangono Tomás Maldonado, scomparso oggi a 96 anni. Maldonado è stato, a nostro giudizio, un archetipo dell’intellettuale globale, sia per versatilità che per il cosmopolitismo.

È stato pittore e designer, filosofo, comunicatore, insegnante e fondatore di scuole accademiche. Nato a Buenos Aires nel 1922, viveva da quarant’anni in Italia e risiedeva a Milano, essendosi legato sentimentalmente a Inge Feltrinelli, scomparsa lo scorso settembre (nella foto di copertina, alla sua camera ardente).


In Argentina elabora il Manifesto “Invenzione” e da’ vita – insieme a Lidy Praty, Alfredo Hilto, Manuel Espinosa, Raúl Lozza, Enio Iommi e Oscar Nuñez – al movimento concretista Arte Concreta-Invenzione, che avrà forti influenze sul design e l’architettura a livello internazionale. Viene perciò chiamato a insegnare Comunicazione Visiva alla Hochschule Fur Gestaltung di Ulm, dove rimane fino al fino al 1964, quando viene chiamato da Adriano Olivetti a Ivrea per collaborare a un progetto di design.


L’Italia affascina e accoglie nel miglior modo il talentuoso porteño e, dopo la collaborazione con Olivetti, realizza progetti di comunicazione per Rinascente e Upim. Nel 1967 è chiamato, per tre anni, a insegnare a Princeton, ma nel 1976 Tomás Maldonado sceglie definitivamente l’Italia assumendo la docenza di Design Ambientale all’Università di Bologna. Nel 1985 si trasferisce al Politecnico di Milano, nel quale tiene la cattedra di Progettazione ambientale e successivamente quella di Design industriale, istituita per lui dall’ateneo. Insegnerà al Politecnico fino al collocamento a riposo nel 1994. Nel corso della sua carriera accademica ha inoltre ricevuto la laurea honoris causa dallo stesso Politecnico e dalle università di Córdoba e Buenos Aires.

In occasione del suo novantesimo compleanno, Tomás Maldonado così ha raccontato la sua vita al quotidiano la Repubblica: “Non mi piace essere classificato, anche se capisco che sia un forte handicap. La mia interdisciplinarietà è stata spesso criticata. Ma non importa, ho la pelle dura”.

Alla domanda su quale fosse l’origine della sua trasversalità, rispose: “Un’ enorme curiosità e forse interviene anche una radice famigliare. Mio padre era uno scienziato, professore di chimica. E io sono il figlio di mezzo di tre maschi: il maggiore è stato uno dei più grandi poeti argentini, Edgar Bayley, che preferì adottare il cognome irlandese di mia madre, e il minore, Hector Maldonado, ha raggiunto l’eccellenza nel campo della biologia. Io sono stato l’uomo della mediazione tra humanities e scienza”.

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