Il “turismo di ritorno” è quello degli italiani emigrati all’estero o dei loro discendenti che tornano nei paesi di origine dei genitori o dei nonni per ritrovare le loro radici. Un fenomeno che ci ricorda che l’Italia è stata, e in parte continua ad essere, un paese di emigranti, di persone all’estero in cerca di fortuna o semplicemente di un lavoro, che tendono a tornare nella terra delle radici ogni volta che è possibile.

Il bacino potenziale è pari a circa 80 milioni d persone. Il giro d’affari relativo a questo segmento turistico dal solo continente americano si aggira intorno ai 650 milioni di euro per un totale di 670mila arrivi/anno in Italia. Questi dati provengono da una ricerca Enit – Agenzia nazionale del turismo – presentata nell’agosto scorso.

Da studi recenti, i principali mercati di questa tipologia di turismo sono costituiti da Brasile, dove risiedono 25 milioni di persone di origine italiana, Argentina (20 milioni) e Stati Uniti (17 milioni), seguiti da Francia, Svizzera, Germania e Australia.


Anche per questo motivo il ministero degli Affari esteri italiano ha avviato una importante iniziativa per la promozione del cosiddetto “turismo di ritorno”: viaggi verso il nostro paese di italiani e italo-discendenti residenti all’estero, per riscoprire origini e storie familiari, territori di provenienza, tradizioni culturali, prodotti artigianali ed eno-gastronomia.

turismo di ritorno

Attraverso il “turismo delle radici” ci si propone di rafforzare i legami con l’Italia, contribuire alla crescita sostenibile delle realtà regionali, mobilitare risorse per la preservazione del patrimonio immobiliare, storico e culturale del nostro paese.

“Il viaggiatore di ‘ritorno’ – sostiene il presidente nazionale dell’Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) Filippo Capellupo – è indubbiamente più sensibile alle origini, al territorio suo e degli avi: dunque ai piccoli borghi e ai luoghi lontani dal turismo di massa e da quelli solitamente battuti dai tour operator”, e spera che crescano, anche in collaborazione col ministero dell’Agricoltura e del Turismo, iniziative per incentivare il fenomeno e incidere sull’aumento del turismo di ritorno in Italia.

turismo di ritorno italia

La risposta pronta è del comune di Ugento, una bella città del Salento che ha deciso di sperimentare l’accoglienza del turismo di ritorno, attraverso il progetto “ostello diffuso”, in collaborazione con Aig. Ma non vi fate ingannare dal nome, gli alberghi per la gioventù possono essere utilizzati anche da chi tanto giovane più non è.

Sono stati messi in rete i bed & breakfast di questa splendida zona della Puglia all’interno dei paesi, dei vicoli, delle corti, per far respirare ai turisti la vita vera dei borghi, approfittando dei periodi più calmi e meno affollati, per poter partecipare a corsi per imparare la lavorazione della pasta o per realizzare vere opere d’arte col macramè, per poter godere della degustazione dei prodotti tipici, dei corsi di pizzica salentina, della riscoperta di un’immensa tradizione storica, artistica, culturale e architettonica, spesso trascurata dal turismo mordi e fuggi o da quello prettamente marinaro dell’estate.

turismo di ritorno ugento

Un turismo lento, una fruizione rilassata in un contesto di grande interesse culturale, di ottima gastronomia e di natura ubertosa, con i meravigliosi uliveti che si stendono a perdita d’occhio producendo un olio gustosissimo. Un turismo fonte di un flusso di visitatori diffuso sul territorio, lontano dal turismo di massa, omogeneamente distribuito lungo il corso dell’anno, per generare, favorire e accogliere questi nuovi flussi, anche in ottica di reciprocità e di scambio.



Quanto vale il turismo di ritorno di emigranti e discendenti. I dati sull’Argentina

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