La gratuità dell’università pubblica è, da decenni, uno dei vanti dell’Argentina. Un sistema simile, ma non con lo stesso grado di inclusività, è presente in paesi latinoamericani e ormai scomparso nel Vecchio continente. La rimozione di barriere economiche e sociali agli studi negli atenei pubblici è una delle principali riforme sociali dell’era peronista, ormai al settantesimo anno di vigenza.

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L’Università di Córdoba


Era, difatti, il 22 novembre del 1949 quando l’allora presidente Juan Domingo Perón firmava e promulgava il decreto 29.337 sulla Gratuità dell’istruzione universitaria. Anche questa fu dunque compresa nel solco delle politiche di impronta altamente sociale che hanno caratterizzato i governi di Perón e quelli che si sono ispirati a quella esperienza. Nel 1953, inoltre – secondo esecutivo di Perón – venivano soprressi quelli che oggi sono comunemente definiti test di ingresso.

Allora funzionavano solo le università nazionali di Buenos Aires, Córdoba, Cuyo, La Plata, Tucumán e del Litoral, ma tutte imponevano tasse di iscrizione e frequenza.


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L’obiettivo era quello di permettere l’accesso all’istruzione superiore anche ai figli della classe operaia, tant’è che se le matricole nel 1945 erano 40.284, nel 1955 erano già aumentate a 138.871. In questo modo si tendeva a non disperdere intelligenze del paese al contrario condannate dalla esclusione economica. L’università cominciava a non costituire un ambiente unicamente di élite.

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L’Università di La Plata


Quella dell’accesso senza barriere all’istruzione universitaria è una caratteristica tutta argentina. Un confronto con i due principali paesi della regione indica, tuttavia, che ciò non agevola il ‘risultato finale’. Un recente studio realizzato dall’Università di Belgrano evidenzia che l’Argentina conta 444 studenti universitari ogni diecimila abitanti, più dei 384, per esempio, del Brasile. Quest’ultimo, però, vanta 56 laureati ogni diecimila abitanti contro i 29 argentini.

Stessa conclusione se il confronto è con il Cile che ha in media 363 studenti universitari ogni diecimila abitanti con 49 laureati in proporzione alla stessa porzione di popolazione. Se, inoltre, in Cile a completare il corso di studi è il 57 per cento degli iscritti, l’Argentina si ferma al 30.

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L’Università del Litoral


Secondo alcuni addetti ai lavori si tratta di una conseguenza della non adeguata preparazione nelle scuole superiori in vista di un ingresso all’università pubblica che appare scontato, proprio perché non subordinato ad alcuna misurazione delle conoscenze delle aspiranti matricole. Questo porterebbe a quel 74 per cento di studenti delle università pubbliche argentine che arrivano alla laurea fuori corso.

I 60 atenei pubblici dominano lo scenario, con il 78,6 per cento degli iscritti e il 76,6 dei laureati che frequentano master e specializzazioni. E, al tempo stesso, attirano circa cinquantamila studenti stranieri all’anno. E l’università argentina continua a conservare la sua storica qualità in termini di formazione accademica e produzione scientifica.

L’Università di Buenos Aires si conferma la migliore del Latinoamerica: più su delle italiane nel Ranking QS Global 2019

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