Tra il 2009 e il 2018 i venezuelani arrivati in Argentina sono stati calcolati in 130.820. Che sia uno dei principali paesi di esodo è confermato dal 53,91 per cento giunto nel solo 2018. I venezuelani sono ormai la prima comunità straniera di nuova immigrazione in Argentina, superando boliviani e paraguaiani, tradizionalmente le nazionalità più numerose.

Secondo recenti stime, nel 2019 dal Venezuela potrebbero arrivare fino a 180mila persone. Numeri che stanno interessando vari livelli di governo in cerca di politiche ad hoc per evitare eccessiva concentrazione in aree già ad alta densità di popolazione e con problematiche di carattere socio-economico e impiegare nel migliore dei modi i nuovi immigrati spesso con formazione medio-alta.

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Più semplice si sta dimostrando per alcune categorie professionali come medici e infermieri, che stanno trovando opportunità soprattutto nelle province dell’ovest e della Patagonia. A descrivere la situazione generale è una indagine della Adecco Argentina, realizzata lo scorso aprile e pubblicata a luglio, sui livelli di integrazione lavorativa degli immigrati in Argentina, con focus particolare sui venezuelani.


Come spiegano i dati della Direzione nazionale per l’immigrazione, nel 2018 sono entrati in Argentina 70.531 venezuelani a fronte di 47.391 arrivi dal Paraguay e 37.203 dalla Bolivia. Il 45,59 per cento dei venezuelani dichiara di aver scelto l’Argentina per cercare lavoro; il 15,34 lo ha fatto sfruttando il particolare favore mostrato dal governo nei confronti del popolo venezuelano; il 14,29 non ha idee chiare se non quella di fuggire da una situazione di emergenza, mentre è poco inferiore al 10 per cento chi ha intenzione di studiare.

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Degli intervistati da Adecco, oltre il 63 per cento dichiara di non aver trovato lavoro stabile, meno fortunati di quel 32,34 per cento che riferisce il contrario. Solo il 4,49 per cento, infine, in Argentina sta esercitando la sua professione.

I casi verificati parlano di un 45,26 per cento di venezuelani in possesso di una laurea o un titolo di scuola secondaria, ma il più delle volte ottenendo un impiego non attinente al proprio titolo di studio. Indipendentemente da studio e esperienza, il 39 per cento si dà da fare in proprio tra lavori domestici o guadagnandosi da vivere come autisti o pony express.

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Quanto al tempo necessario per un nuovo lavoro in Argentina, i venezuelani dichiarano di aver impiegato, tra le percentuali più rilevanti, da uno a tre mesi (il 35 per cento), da tre a sei mesi (30), da sei mesi a un anno (19).

Ma è anche l’aspetto formale a segnalare non minori difficoltà: il 68,42 per cento lo fa ‘a nero’, contro il 16,58 per cento di iscritti al regime agevolato e il 15 per cento di autonomi. Infine, il reddito, che è pari o inferiore ai 15mila pesos (poco più di 300 euro) nel 48 per cento dei casi, tra 15mila e 30mila per il 35 per cento di loro, tra 30mila e 50mila (quindi raggiungendo i mille euro) il 12 per cento, mentre solo il 4,4 dei venezuelani intervistati superano i 50mila pesos.

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