L’Argentina è uno dei principali paesi in cui si è riversata la drammatica diaspora dei venezuelani in fuga da un paese oppresso e letteralmente fallito dal punto di vista politico, economico e sociale. Finora in 130mila sono arrivati in Argentina e si stima che saranno altri centomila nel 2019.

Numeri eccezionali che fanno dei venezuelani la terza grande comunità di immigrati dell’epoca attuale. Ormai terzi dopo gli ‘storici’ paraguaiani e boliviani, hanno superato gli arrivi da Perù e Colombia.

venezolanos en argentina


Ma l’Argentina di oggi non è quel paese che fu, in grado di accogliere masse enormi provenienti dall’Europa. Il paese è in difficoltà, non riuscendo a dare certezze ai propri cittadini. E si pone l’interrogativo: può l’Argentina di oggi assorbire arrivi così consistenti? Come vivono i venezuelani arrivati in Argentina in fuga dal fallimento chavista?


I dubbi a livello sociale aumentano e la classe dirigente ha l’obiettivo di gestire il fenomeno in qualche modo. Anche considerando la posizione politica dell’esecutivo di Buenos Aires, di netta chiusura chiusura a Maduro e, quindi, in linea di principio vicino a chi fugge.

I venezuelani arrivano in Argentina nel pieno della crisi economica e di una disoccupazione che preme sul mercato del lavoro. Le cronache nazionali e locali parlano di dentisti che lavorano come autisti, di ingegneri che si guadagnano da vivere come camerieri nei bar o medici che vendono snack per la strada.

venezuelani in argentina


Una situazione di urgenza per il governo che, tra l’altro, in presenza di cittadini che chiedono risposte concrete per il paese, deve evitare che i nuovi profughi possano trasformarsi, agli occhi dell’opinione pubblica (che è elettorato attivo) nei nemici che provocano “distorsioni del mercato del lavoro”.

È questo che ha portato il parlamento argentino a discutere e mettere in pratica norme e forme di integrazione affinché i venezuelani possano convertirsi in beneficio per il paese evitando il più possibile di frustare le loro competenze e professionalità.

Sono più di una le proposte in discussione nel legislativo. Il tratto comune tra le idee tende a una distribuzione nel territorio nazionale. Evitare, dunque, che esercitino ulteriore pressione sulla capitale, già gravata da chi arriva dal Conurbano, dalla provincia di Buenos Aires e dalle altre province. La capitale, inoltre, è già da decenni interessata dalla presenza di immigrati provenienti da diversi paesi sudamericani. Un ‘contenitore’ sociale ed economico non più capace di assorbire una domanda così elevata.

La proposta che più sembra convincere la classe politica è la creazione di una “abilitazione provvisoria e condizionata dei titoli di studio venezuelani”. La condizione, però, è che accettino di costruire un nuovo futuro in aree del paese con condizioni demografiche adeguate.

Questa abilitazione, secondo la proposta presentata in parlamento, non avrebbe difatti valore nel territorio della capitale, del cosiddetto Amba (la parte della provincia più prossima a Buenos Aires) e nelle città di La Plata, Córdoba, Rosario, Mendoza e Santa Fe.

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