Parlare di tango e parlare di Carlos Gardel per molti è la stessa cosa. Carlos Gardel è indiscutibilmente un’istituzione del tango, colui che per molti ha cambiato per sempre il modo vedere e soprattutto ascoltare la forma artistica più importante d’Argentina. Ma chi era Carlos Gardel? Per molti una leggenda, per molti argentino, per molti uruguaiano, per qualcuno francese, la sua vita è stata una continua ricerca d’identità e di amore, lo stesso amore chamuyero che si ritrova nelle sue canzoni e nei suoi film.

Carlos Gardel è ancora oggi una delle voci più amate ed una delle storie più controverse del panorama musicale mondiale, oltre che argentino e sudamericano. Già il suo luogo di nascita e la sua identità sono fonte di accesi dibatti: il suo vero nome era Charles Romuald Gardès, poi adattato al contesto latinoamericano in Carlos Gardel. Il luogo di nascita risulta essere Tolosa, in Francia, paese da cui scappò con la madre all’età di due anni.

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Per quanto molti abbraccino la “teoria francese” legata alla sua vita, altri invece sostengono che lui fosse nato in Uruguay, figlio di un ricco proprietario terriero e di sua nuora tredicenne, affidato poi alla madre francese che passava di lì con una compagna di danza. Secondo alcuni inoltre la “teoria uruguaiana” fu inventata dallo stesso Gardel per evitare il servizio militare in Francia durante la Prima guerra mondiale.


Una cosa è certa, se vi è un posto al quale l’autore fosse legato, sicuramente è l’Argentina, in particolare Buenos Aires, città alla quale ha dedicato tante canzoni, tra cui Mi Buenos Aires querido, La canción de Buenos Aires e molte altre. Gardel stesso si definì argentino in alcune sue canzoni, come in Mademoiselle Ivonne e in altre canzoni.

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Un artista come Gardel, qualunque sia la sua la sua vera storia, è un patrimonio che appartiene all’intera cultura della musica, elemento che l’ha accompagnato fin dalla sua più tenera età che l’ha aiutato nella sua fase più bohémienne e che l’ha reso il simbolo della cultura tanguera nel mondo, grazie ai suoi film (in particolare nel suo periodo newyorkese con la Paramount dove conobbe Astor Piazzolla) e alle sue canzoni.

I suoi amori, la sua Buenos Aires, i suoi drammi: tutto è fonte d’ispirazione, il suo dolore inspiegabile si trasforma in poesia, in speranza, in tango del alma. È così nella sua famosissima Volver oppure in Por una cabeza. Carlos Gardel è il maestro dei maestri, studiato e cantato da molti grandi della musica mondiale come, tra tanti, Julio Iglesias e Andrea Bocelli.

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Il giorno della sua morte, il 24 giugno del 1935, in un incidente aereo mentre era diretto da Bogotà a Cali, con scalo a Medellín, durante un suo tour, Gardel si convertì nel simbolo del tango. Nonostante in quel giorno funesto morì il suo corpo, il suo spirito continua a essere immortale nelle sue canzoni che uniscono oggi ogni generazione di amanti del tango in ogni parte del mondo.

Perché il Giappone è uno dei paesi che (da decenni) ama di più il tango

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