“Una storia vera tra le tante storie vere che appartengono all’emigrazione italiana, quando dopo la Seconda guerra mondiale gli italiani ricominciarono a partire per ricostruirsi una nuova vita, quando nessuno più ci voleva perché già avevamo invaso, dopo la Prima guerra mondiale tanti Paesi. Basti pensare che New York era la quarta città italiana al mondo. Quando l’Argentina ci accolse, e quando dopo l’avvento dei generali fummo costretti a scappare nuovamente con tanti altri salvati dal console italiano Enrico Calamai, che aiutò molti a fuggire imbarcandoli come poteva per farli tornare in patria. Tutto trattato con la verità della storia, a tratti comica a tratti commovente, ma sempre vera, dove l’abbraccio del tango si intravede come momento di unione al di là di ogni lingua e ogni razza per congiungere anime diverse ma tanto simili nei sentimenti… Tango come esempio assoluto di contaminazione di emigrazione, il 70 per cento dei compositori di tango era di origine italiana, e patrimonio dell’Unesco”. Con queste parole, Fatima Scialdone presenta “Napoli-Buenos Aires andata e ritorno”, lo spettacolo in prosa musica e tango in unica data il 26 luglio a Roma, presso il Teatro Marconi. A seguire, milonga in giardino aperta al pubblico tanguero.

Trama e nota dell’autore
“Strano… sento nostalgia… di… di cosa? È un sentimento strano; sono qui a Napoli, nella mia patria natale e sento nostalgia di Buenos Aires… strano”. Sono le battute finali della nostra protagonista, costretta a lasciare l‘Argentina e riprendere la via dell’Italia. Dicono che succede spesso a quelli che sono ritornati nella terra d’origine. La nostalgia della seconda patria, un impellente desiderio di ritornarvi… e se non sono troppo vecchi e malandati, riprendono la via del ritorno al contrario: “Napoli-Buenos Aires andata e ritorno”. La voglia di affermarsi in un nuovo Paese e la nostalgia della seconda patria, sentimento comune in tutti gli emigranti di qualsiasi razza e nazionalità, qui anche nella malia del tango. È lo spettacolo ”Napoli-Buenos Aires”, scritto da Fernando Pannullo, che ne cura anche la regia in collaborazione con la protagonista Fatima Scialdone.


Lo spettacolo trae ispirazione dal fenomeno della nostra seconda emigrazione verso l’Argentina, con riferimenti al tango ed alla sorte degli artisti dopo la caduta di Perón, con Tita Merello, interprete indiscussa di Filumena Marturano di De Filippo a Buenos Aires, e con un riferimento storico attento anche alla grande difficoltà degli italiani a rientrare in patria, cosa che per molti ritrovò in un console italiano, Enrico Calamai, un grande benefattore. Il monologo, che alterna momenti di grande divertimento a momenti di forte emozione, è accompagnato da canzoni napoletane e canzoni argentine, eseguite in lingua originale cantate e citate e da tanghi della più alta tradizione ballati e interpretati. Alla protagonista dà voce Fatima Scialdone, ricca dell’esperienza dei numerosi viaggi per i suoi spettacoli in tutto il mondo e soprattutto in Sudamerica grazie alla collaborazione da più di quindici anni con il ministero degli Affari esteri. Come di consueto, alterna la prosa con canzoni, napoletane e argentine, eseguite in lingua originale o tradotte in lingua napoletana, “lingua” che arricchisce e colora di lampi popolareschi il “parlato” della donna, e tratteggia in modo gustoso il personaggio. La Scialdone è accompagnata al piano dal maestro Andrea Bianchi, che ha elaborato anche l’arrangiamento delle musiche, e si avvale della partecipazione straordinaria di due grandi artisti e ballerini di tango: Eduardo Moyano argentino (in versione anche di attore e cantante e coreografo) e Simona Giarratano Visenti.

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