A Naicó non c’è praticamente nulla. Non c’è un negozio, neanche per comprare beni essenziali, non ci sono servizi e, del resto, neanche l’acqua corrente. Per trovare qualcosa occorre raggiungere Santa Rosa, la capitale provinciale de La Pampa, a 40 chilometri. È tutto vuoto, fermo. Una foto di un passato per certi versi dimenticato di una Argentina che, in quegli anni, era tra i paesi più floridi del pianeta.

naicó villaggio fantasma la pampa argentina

Conosciuta da tutti semplicemente come Naicó, quel villaggio rurale fu fondato il 28 maggio del 1911 col nome di Ministro Lobos – Estación Naicó, dedicato al responsabile dell’Agricoltura nel governo guidato dal presidente Roque Sáenz Peña. Il massimo splendore di Naicó arrivò negli anni Venti, epoca di grande sviluppo e terra promessa per masse enormi di europei.

Lì stanziava una comunità di tedeschi del Volga che avevano abbandonato la Russia europea, mescolandosi nella quotidianità con discendenti dei popoli originari della zona. Naicó deriva proprio dall’idioma dell’antica etnia ranquel e significa acqua di fonte. La fortuna di Naicó, però, non è durata e già dagli anni Trenta cominciò il suo declino.


I treni che la collegavano ai centri più popoloso sempre meno frequenti e progressivamente e per quei seicento abitanti che l’arrivarono a popolare la decisione di abbandonare Naicó si rivelò obbligata. La chiesa, le case, un piccolo albergo: tutto da allora è abbandonato a memoria di un tempo che non c’è più. Secondo il censimento del 2010 i residenti oggi sono tre. Tra loro un sessantenne che vi abita dalla nascita.

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Oggi Naicó si è trasformata in una meta turistica, grazie a Jesica Pundang che, nel 2017, con suo marito ha aperto un piccolo hotel col nome della località, dando dignità turistica al villaggio ‘fantasma’. La risposta dei turisti c’è, anche grazie alla compatibilità di quei luoghi sterminati, nel ‘nulla’ della prateria argentina, con le attuali necessità di distanziamento.

Ma c’è tanto da vedere e scoprire, dal Cerro de la Virgen agli edifici rimasti com’erano quasi un secolo fa, alla flora e fauna della zona ma anche il fascino dei relitti della ferrovia e la possibilità di realizzare uscite a cavallo dal sapore antico di quei vecchi racconti sulla Pampa.

E le lagune, in una delle quali riposa per sempre una donna. Il suo scheletro è stato ritrovato tre anni fa scoprendo poi che si tratta dei resti di una ranquel. I discendenti della comunità hanno chiesto e ottenuto che fosse lasciata lì, dove è sepolta da 150 anni.

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Foto: segreteria del Turismo, provincia de La Pampa

Naicó è una esperienza, insomma. Soprattutto per chi volesse allontanarsi dal (piacevole) frastuono delle città argentine. Da Buenos Aires, per esempio, in auto occorre percorrere circa 650 chilometri lungo la Ruta 5 fino a Santa Rosa e poi la numero 35. Oppure arrivare a Santa Rosa in bus e di là chiedere il transfer all’albergo. Per l’alloggio c’è solo l’Hostal Naicó.

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La statua di Santa María de La Pampa

Poi c’è la cucina, quella di campo, tipica argentina. Capretto, agnello, cervo, cinghiale e empanadas di agnello, tutto con verdure, ortaggi, erbe e spezie autoctone.

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