C’è un angolo parecchio nascosto in Argentina che, solo per un mese all’anno, si colora e attrae turisti e curiosi. Una enorme distesa di tulipani fa di Trevelin una piccola Olanda sotto le Ande. È una cittadina di poco meno di diecimila abitanti a 385 metri sul livello del mare nella parte occidentale della provincia patagonica di Chubut, quasi al confine col Cile.

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Trevelin, dov’è il campo dei tulipani nella Patagonia argentina

Tra il 1 ottobre e il 6 novembre i colori si impadroniscono della vista: i bulbi di trenta diverse varietà di tulipani pazientemente curati si trasformano in uno spettacolo della natura che Juan Carlos Ledesma, il proprietario di quel terreno di tre ettari e mezzo, rende fruibile ai visitatori.

La storia dei tulipani nella Patagonia argentina non è recente, anche se a livello commerciale tutto è nato solo nel 1976. Raccontano che il primo a cimentarsi, una sessantina di anni fa, fu un abitante il cui cognome era Sharrig seguito poi da altri. Nome poco latino che però non deve sorprendere.


Nel maggio del 1865 sulla costa del Chubut dalla nave Mimosa sbarcarono immigrati provenienti dal Galles: cercavano un nuovo mondo, lontano dalla fame e dalle costrizioni imposte da Londra. Poi ne arrivarono tanti altri. Il nome della stessa Trevelin viene dal gallese, combinando le parole ‘tre’, casa o villaggio, e ‘velin’, mulino: villaggio del mulino, in sostanza. I gallesi si ambientarono facilmente anche grazie al clima della Patagonia a loro molto familiare.

Foto: Turismo Trevelin

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Lo stesso Juan Carlos Ledesma, la cui storia è raccontata da Infobae, ha quelle origini. Gli antenati della mamma avevano il cognome Darwin. Spiega che i tulipani in Patagonia sono una cosa normale, che nel messe di ottobre quasi tutti i giardini ne hanno almeno uno.

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La bellezza dei campi di tulipani di Trevelin è nota e indiscutibile, arricchita dal colpo d’occhio di notare la distesa finire ai piedi del monte Gorsedd y Cwmwl, anche questo nome attribuito dai gallesi, che gli argentini chiamano anche La Monja, la suora. Il suggerimento del proprietario è di non andarci la prima settimana, ma la seconda quando il campo è completamente pieno e c’è la possibilità di regalarsi una visita notturna con la luna a fare da guida. Si paga un piccolo biglietto e nella tenuta funziona anche una casa da tè in stile gallese.

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