Il palcoscenico mondiale del G20 di Buenos Aires è stata l’occasione ideale per fare conoscere al pubblico internazionale le meraviglie della capitale, e in particolare i tesori architettonici. Capolavori come il Teatro Colón sono ampiamente noti e non hanno bisogno di promozione, ma il summit ha messo in evidenza siti altrettanto pregevoli.

Il primo tra questi è stato certamente Villa Ocampo, principale location per il programma delle first lady guidato dalla consorte del presidente Macri, Juliana Awada.


L’edificio ha riscosso apprezzamento e ammirazione da parte delle illustri ospiti. Si tratta di una elegante residenza estiva, appartenuta a una importante famiglia del XIX secolo. A quei tempi la buona società di Buenos Aires era solita trasferirsi, armi e bagagli, in queste ville della zona di San Isidro fino all’arrivo dell’autunno. Il viaggio verso Nord (di pochi chilometri) durava, su carrozze e carri, ben tre giorni, e oggi può essere agevolmente coperto in mezz’ora. Gli edifici, tra questi anche Villa Ocampo, sono in stile coloniale creolo.


Vi risiedevano possidenti e imprenditori, ma anche scrittori, pittori e poeti, che nella loro arte sono stati influenzati dagli usi e costumi dell’epoca. Nei loro lavori hanno mescolato tradizione europea e tradizione creola, dando vita a uno stile architettonico che fa ampio uso di piastrelle spagnole di maiolica, patii nello stile della Andalusia, cisterne d’acqua sotterranee, aiuole e giardini digradanti con piante centenarie di ombù e jacaranda, con vista sul fiume.

All’interno, mobili provenzali, specchi e vasellame importati da Londra, Parigi e dalle altre capitali europee del tempo. Il quotidiano La Nación ha dedicato un reportage a queste ville del buon riposo.


La meglio conservata è quella del pittore Prilidiano Pueyrredón, il più affermato ritrattista della buona società porteña del Diciottesimo secolo, autore anche dei primi nudi femminili di Buenos Aires, che aggiunse una torre alla casa dove posizionare il suo atelier, dove dipinse molti quadri che sono oggi esposti nel museo a lui dedicato, che ha sede nella villa (Rivera Indarte 48). L’edificio, con museo a lui dedicato, è circondato da uno splendido giardino con un centinaio di specie vegetali, tra cui un carrubo pluricentenario.


Nel centro storico di San Isidro, a pochi passi dalla chiesa cattedrale, percorrendo la strada degli ombù, si trova la residenza di Mariquita Sánchez de Thompson, Los Ombúes (Adrian Beccar Varela 774). Appartenne alla prima donna politicamente attiva (ereditata nel 1812) e divenne un salotto in cui i suoi scherzi arguti videro partecipare personaggi di primo piano della vita nazionale come Rivadavia, San Martín, Lucio Mansilla.


Successivamente divenne la dimora della famiglia Beccar Varela fino al 2005, quando fu donata allo Stato e divenne un museo. L’impianto è di ispirazione spagnola, con un patio interno adornato di maioliche e fontane, così come di gusto europeo è l’arredamento. Anche in questo caso il giardino circostante è degno di nota.


A pochi metri di distanza, sorge un altro complesso di rilievo costruito nel 1965, La Porteña. Appartenuto a Luis Vernet, primo governatore delle Isole Malvinas, riprende lo stile architettonico del XIX secolo, così come il colore delle pareti e delle finestre. Non è purtroppo visitabile, essendo proprietà privata.

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